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A lezione con Scattone

A lezione con Scattone

Dalla cella all’aula di liceo, polverone sul nuovo professore di psicologia del Liceo Einaudi di Roma. Di Francesco Bechis Era un giorno come altri q

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Dalla cella all’aula di liceo, polverone sul nuovo professore di psicologia del Liceo Einaudi di Roma.

Di Francesco Bechis

Era un giorno come altri quella mattina di maggio del ’97. Marta Russo camminava per i portici della Sapienza quando un colpo d’arma da fuoco giunto alla nuca le ha portato via la vita, con tutti i progetti e sogni che una ventiduenne può custodire. Le indagini balistiche non ci misero molto a rintracciare la finestra da cui i presunti colpevoli, Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, assistenti di filosofia del diritto, fecero partire il proiettile fatale. Sono passati tanti anni da una vicenda giudiziaria di cronaca nera tra le più oscure, che dopo mille peripezie in tribunale si era conclusa con una condanna definitiva, poi alleggerita, per i due assistenti: 5 anni Scattone, 4 per Ferraro. Non fermiamoci troppo su cavilli giudiziari ormai passati. Perché le pagine dei giornali oggi sono di nuovo sul pezzo, ma questa volta al centro dello scandalo ci si trova solo Scattone. Sì perché a suo tempo i magistrati non aggiunsero alla condanna l’interdizione dai pubblici uffici, e così l’ex assistente ha potuto partecipare al concorso per docenti del 2012, classificandosi decimo nel Lazio(!). Per questo Giovanni rientra nel decreto Buona Scuola del governo Renzi, e dal 14 settembre tornerà ad insegnare, questa volta psicologia, in una classe dell’Istituto Luigi Einaudi di Roma. Le carte in regola, per legge, ce le ha tutte.
Non sono dello stesso avviso i genitori di Marta, che non nascondono la loro indignazione davanti ai cronisti: “È assurdo che continui a insegnare”. Si uniscono al coro dei familiari, ma per altre ragioni, i (quasi) docenti che si vedono sorpassare in classifica dall’ex detenuto che si è guadagnato ad oggi una cattedra fissa, nella capitale. Da parte sua, Scattone si è sempre dichiarato innocente insieme a Ferraro, e si dice stufo delle continue turbolente polemiche, le stesse che lo avevano portato ad abbandonare spontaneamente una supplenza al Liceo Cavour di Roma (il liceo dove aveva studiato Marta, non una collocazione tra le più sensibili). Tra confusione generale di alunni e insegnanti, adesso l’Einaudi si prepara ad accogliere le nubi di giornalisti, di infuriati o semplicemente di curiosi che con ogni probabilità si riverseranno sul luogo. La legge parla chiaro, Scattone può insegnare. Ha scontato la sua pena con la detenzione, e in Italia la pena serve alla rieducazione, se l’art 27 della Costituzione non mente. Ma è difficile non notare una mancanza di tatto, sensibilità e strategia da parte del Ministero dell’Istruzione. La pensano così i professori che si ritrovano, con il nuovo decreto, la prima cattedra a Poggio Mirteto, a Campocatino o in qualche baita di alta montagna, mentre Scattone insegnerà all’ombra del Cupolone. La pensano così i genitori e gli amici di quella ragazza che ha perso la vita. Insensatamente.

Di Francesco Bechis

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