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Bufera sulla riforma

La Buona Scuola di Renzi: vero punto di svolta? Approvata alla Camera il 9 luglio del 2015, 277 i voti a favore, 173 i contrari. È una delle riforme p

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La Buona Scuola di Renzi: vero punto di svolta?

Approvata alla Camera il 9 luglio del 2015, 277 i voti a favore, 173 i contrari. È una delle riforme più contestate di sempre, la quarta sull’istruzione in 15 anni. È oggetto di discordia tra insegnanti, sindacalisti e politici ormai da un anno. È la Buona scuola.
Cerchiamo di capire perché quest’oggetto misterioso riguarda anche noi studenti e non poco, con un rapido flash sui punti più bollenti della riforma che cambierà completamente il volto alla scuola così come la conosciamo.

1) Il nome

Iniziamo dalle basi. Sembra un dettaglio irrilevante, e invece ha dato fastidio a molti. Buona? Non la pensano così migliaia di insegnanti scesi in piazza che a chiamarla in quel modo accusano ogni volta strizzoni per il mal di pancia.

2) Lunga vita a Sua Maestà il Preside

Una rivoluzione. Indubbiamente il punto più criticato di tutti. Il preside smetterà di metter paura solamente agli alunni. Da ora in poi lo scettro del potere passa in quella saletta dove tutti (anche chi da grande lo nega) hanno fatto un salto per averne combinata una: la presidenza. Spetterà a loro premiare (anche economicamente, ahia!) o punire gli insegnanti più o meno meritevoli, e loro dovranno scegliere dalle liste del territorio i docenti mancanti all’Istituto. Molti dei professori storcono il naso all’idea di un preside con la mano così libera: non piace l’idea che il lecchinaggio e l’ubbidienza possano diventare un parametro di giudizio.

3) Scuole paritarie un po’ più paritarie

Passi in avanti verso le scuole paritarie ne vengono fatti. Ecco un altro pomo della discordia targato Buona Scuola. Un po’ meno tasse sulla retta da pagare, e lo School Bonus: privati e famiglie se vorranno potranno contribuire a sostenere economicamente la scuola. Niente di rivoluzionario, ma è quanto basta per far scaldare tutti quelli che credono che la vera scuola sia quella pubblica e che questa abbia la precedenza nei calcoli.

4) Insegnanti di sostegno

Una figura che siamo abituati a vedere da quando siamo alle elementari ora rischia di sparire. Ogni insegnante con La Buona scuola dovrà avere le competenze specifiche necessarie per saper relazionarsi con un bambino/ragazzo disabile. Scompare di fatto dunque il ruolo del sostegno. Non solo i docenti ma anche il personale Ata dovrà avere una preparazione base per saper gestire un portatore di handicap.

5) Le 100.000 assunzioni

Il cavallo di battaglia del Governo. Renzi lo aveva promesso: 100.000 precari troveranno una cattedra fissa. Certo alcuni l’avranno ottenuta a 700 km di distanza, ma i sondaggi dimostrano che ben pochi rinuncerebbero al posto fisso a prescindere dalla destinazione. Eppure i sindacati non mancano di sottolineare come le assunzioni siano state studiate in modo confuso e senza regole chiare, con tanti precari che restano fuori. Inoltre, una volta entrata in vigore la legge, gli insegnanti con un contratto a tempo determinato potranno lavorare per 36 mesi, ma non è chiaro se scaduti i 3 anni se ne dovranno tornare a casa o potranno ottenere un posto fisso.

6) Gender nelle scuole

Articolo 16, apriti cielo. Le proteste sono esplose specie in questi giorni. Qualcuno pensa che nei nuovi testi scolastici possa apparire così, a sorpresa, la teoria sul Gender, ed è subito scontro. Le critiche vengono soprattutto dal mondo cattolico (e neanche tutto). C’è chi non sopporta l’idea di introdurre un percorso graduale di educazione alla sessualità fin dalle elementari, e chi si oppone alla penetrazione nei testi scolastici di posizioni sull’orientamento sessuale e sull’uso del corpo. Per altri, invece, sarà finalmente un’apertura alle Pari Opportunità e alla parità dei sessi che si attendeva da tempo. Ma la Giannini minaccia: il Ministero intraprenderà vie legali per chi sostiene accuse infondate sulla riforma. “Nessuna teoria del Gender” smentiscono dunque dall’alto.

La Buona Scuola, insomma, con i suoi 210 commi, ha convinto alcuni e fatto arrabbiare
molti altri. Quel che è certo è che cambierà il volto alla scuola italiana e che ne
sentiremo parlare ovunque per ancora molto, molto tempo.

Di Francesco Bechis

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