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Allarme Università: cresce il divario Nord-Sud

Allarme Università: cresce il divario Nord-Sud

Quello che emerge dalle tabelle elaborate da AlmaLaurea è sconcertante. Perché sta accadendo tutto questo? C’è una questione meridionale nell’universi

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Quello che emerge dalle tabelle elaborate da AlmaLaurea è sconcertante. Perché sta accadendo tutto questo? C’è una questione meridionale nell’università italiana?

  • In Italia solo sei diciannovenni su dieci si immatricolano all’università dopo aver preso il diploma.
  • In Italia solo il 22% dei giovani fra i 25 e i 34 anni ha conseguito la laurea, contro il 37% del resto d’Europa.
  • In Italia la spesa pubblica e privata per laureato è inferiore del 71% a quella di Spagna e Francia e del 101% a quella della Germania.
  • In Italia tra il 2008 e il 2014 la quota di laureati occupati è scesa del 20% fra i figli delle famiglie più svantaggiate e del 13% quando almeno un genitore è laureato.
  • In Italia ogni anno aumenta l’esodo di competenze dal Sud al Nord e dal Paese all’estero.

Perché sta accadendo tutto questo? C’è una questione meridionale nell’università italiana? Quello che è emerso recentemente stando ai dati rilasciati da AlmaLaurea, è che tra il 2009 e il 2014 la riduzione dei fondi per il funzionamento delle università è stato a carico per il 50% degli atenei pubblici del Sud, lasciando quasi invariato il finanziamento di quelli del Nord. Non è quindi una sorpresa che i giovani del mezzogiorno, ricchi di talento e competenze per eccellere, spesso e volentieri siano costretti ad abbandonare le loro famiglie per studiare altrove. Lasciare casa però ha un costo, come lo hanno le tasse universitarie e spesso, troppo spesso, gli studenti non hanno alle spalle famiglie in grado di finanziare i loro studi lontano da casa.
C’è chi sostiene inoltre che nonostante il problema dei tagli sia rilevante, la principale causa del calo degli immatricolati sia da ricercare nelle prospettive di impiego degli stessi. Se la laurea (con tutti i sacrifici e le spese che comporta) non garantisce un’occupazione e nel caso in cui la garantisca, mal retribuita, i laureati migliori continueranno ad emigrare, quelli peggiori si ritroveranno a lavorare in un supermercato e sempre meno si iscriveranno all’università.

 

Di Francesca Romana Veriani

 

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