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Il fenomeno della dispersione scolastica in Italia

Dopo la 3 media, il 15% non prosegue gli studi Il fenomeno della “dispersione scolastica” ci tocca, ormai, da vicino. Possiamo vedere, nello schema pr

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Dopo la 3 media, il 15% non prosegue gli studi

Il fenomeno della “dispersione scolastica” ci tocca, ormai, da vicino. Possiamo vedere, nello schema proposto qui sotto, come la media Italiana dei ragazzi che lasciano la scuola dopo la 3 media si attesti intorno al 15%, uno dei più alti valori europei. Si legge infatti, tra le statistiche presentate da “Save the children”, di come la media europea si attesti intorno al 12,8% e del progetto che dovrebbe portarla, entro il 2020, al 10%. “Negli anni sessanta”, dice Francesca Bilotta, responsabile del programma scuola di Save the Children, “don Milani sosteneva che il problema della scuola fosse il ragazzo che si perde. A 50 anni di distanza credo che potremmo fare la stessa riflessione”.

Con il programma “Fuoriclasse”, continua la Bilotta, “Abbiamo lavorato su apprendimento e motivazioni, cercando di fare delle scuole dei luoghi più belli anche fisicamente. Siamo riusciti a ridurre il numero delle assenze, dei ritardi e il disinteresse da parte delle famiglie”.

articolo scuola

Altri dati allarmanti, che potete osservare nel secondo schema, riguardano le capacità di lettura all’età di 15 anni. L’Italia appare come ventunesima al mondo, al primo posto Giappone e Corea, davanti a sole 11 nazioni su 32 totali dell’OCSE (Convenzione sull’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici).

articolo cavoli

Progetti come “Fuoriclasse” giungono dunque in soccorso ad una scuola italiana ormai datata, noiosa e, troppo spesso, se me lo si permette, inutile. Inutile e fuori dal tempo, una scuola che tarpa coloro che vorrebbero andare avanti ed imparare, mentre li lega a nodo doppio a coloro i quali, o per mancanza di voglia o per mancanza di capacità, rimangono avvinti dalla loro stessa pigrizia. Si spera nel futuro, in una scuola veloce per i velocisti, audace e che, come ciascun capitano che si rispetti, non lascia indietro nessuno al contempo. Così, forse, un po’ tutti sapremo leggere a 15 anni.

Di Giulio Rinaldi

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