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E se fossero gli studenti a valutare i professori?

E se fossero gli studenti a valutare i professori?

Indignazione e perplessità tra le aule: il sistema di giudizio istituito da Buona Scuola non piace ai prof, che devono “subire” la valutazione dei lor

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Indignazione e perplessità tra le aule: il sistema di giudizio istituito da Buona Scuola non piace ai prof, che devono “subire” la valutazione dei loro studenti.

Di Silvia Carletti

Tensione tra i professori. Da adesso in poi dovranno fare bene attenzione al loro metodo di insegnamento, al rapporto che instaurano con gli studenti, dimostrarsi un po’ più tolleranti e disponibili. Un giudizio positivo o negativo sulla loro didattica infatti può influenzarne lo stipendio.

Questo perché il decreto Buona Scuola vuole che gli alunni e le famiglie esprimano la propria opinione sulla scuola, ai fini di ricompensare i docenti che ottengono maggior successo con un bonus, o “premio”, che permette loro di percepire uno stipendio lievemente superiore.

La valutazione avviene attraverso dei questionari online che chiedono allo studente di esprimersi riguardo vari aspetti dell’attività scolastica: laboratori, lezioni, rapporto con alunni e colleghi, disciplina, e a Bologna giudicano anche la Presidenza. Molti la considerano una follia perché la vedono come un oltraggio, forse un pericolo, per la figura tradizionale del professore, che dall’alto della sua cattedra è l’unico a poter dare giudizi ma non è così. I dirigenti dei licei in cui si è effettuato il “referendum” sono stati i primi a riconoscere che per migliorare il rendimento di un istituto l’unico sistema efficace è chiamare in causa chi ne è coinvolto ogni giorno, direttamente (gli allievi) e indirettamente (i genitori).

Se da una parte non si può dare torto al decreto Buona Scuola, che cerca in qualche modo di dare una voce agli studenti , dall’altra bisogna ragionare sugli effetti negativi che il referendum porta con sè: il clima di tensione che si instaura fra colleghi, tesi a emergere l’uno sull’altro per qualche soldo mensile in più, o anche solo per la soddisfazione personale di essere riconosciuto come “il migliore”, sicuramente non è uno dei più lieti e stimolanti in cui lavorare. Frustrazioni e ostilità potrebbero tra l’altro ripercuotersi sui singoli studenti, che non escludiamo possano sentirsi messi sotto pressione nel dover giudicare- per la prima volta nella storia della scuola italiana- i loro insegnanti, anche se c’è da ricordare che i test sono anonimi. A Torino, Bologna, Padova, ci sono state numerose polemiche da parte dei professori dei licei interessati: in uno psicopedagogico di Padova alcuni di loro hanno addirittura annunciato di voler boicottare lo scrutinio. Anche i sindacati sono in disaccordo: “Gli studenti hanno diritto a partecipare alla vita della scuola, e siamo d’accordo sul fatto che giudichino i progetti didattici. Ma non così. Studenti e genitori non sono soggetti competenti a decidere l’erogazione di un compenso economico, che deve essere oggetto di contrattazione”.

Sarà pure “surreale”, come lo ha definito il Presidente dell’Anief Marcello Pacifico, ma se crea così tanto scompiglio fra i docenti è forse perché li costringe a farsi un esame di coscienza, #FacceCaso.

Di Silvia Carletti

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