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Pag: le 10 migliori (o peggiori) tecniche di rimorchio!

Pag: le 10 migliori (o peggiori) tecniche di rimorchio!

Ecco cosa "offrono" i ragazzi in trasferta Dopo una settimana passata in Croazia, o meglio, a Pag, o meglio, tra le discoteche di Zrce, posso vantare

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Ecco cosa “offrono” i ragazzi in trasferta

Dopo una settimana passata in Croazia, o meglio, a Pag, o meglio, tra le discoteche di Zrce, posso vantare una discreta esperienza per quanto riguarda le tattiche di rimorchio del sesso maschile.
Ansiosa di condividere con voi questi incontri ravvicinati, ho deciso di stilare una lista dei top 10 rimorchiatori seriali. Gerarchicamente sono tutti alla pari, tutti numero uno. O tutti gli ultimi, dipende da come la si vuole vedere. Sta a voi giudicare!

Avvertenze: personaggi e fatti sono realmente accaduti; non farò menzione dei loro nomi perché volutamente li ho ignorati. Presto capirete il perché.

  • 1- I NEO RIMORCHIATORI (O BABY RIMORCHIATORI)

Li riconosci lontano un chilometro: qualche vago e lontano accenno di barba, denti da latte finiti di perdere l’altro ieri, gli si legge in fronte la parola “maturità”. Il loro è un approccio un po’ impacciato e infantile, ti fanno quasi tenerezza. Già ubriachi lerci al primo sex on the beach (ma loro ti dicono al terzo), falliscono miseramente la loro missione di copertura del liceo appena terminato. Soprattutto quando ti chiedono “cosa farai l’anno prossimo”, dando per scontato che anche tu come loro sei in viaggio di maturità e che stai per iniziare l’università. Sbagliato.

  • 2- I COREOGRAFI

In questo caso, coreografi francesi. Se ne vanno in giro per il locale con la bandiera francese annodata al petto a mo’ di mantello, per rivendicare la loro patria. Insomma, ti circondano, anzi, vi, perché io sono con altre tre mie amiche. Sono in due, forse tre. Ti fanno cenno di imitarli. Si accovacciano per terra. Ti accovacci per terra. Ti fanno unire l’indice al pollice, a mo’ di cerchio, che vorrebbe significare una tazzina/bicchierino. Passano per ognuna, mimano il gesto di versarti un ipotetico the/rum/cianuro in questa ipotetica tazzina/bicchierino. Innalzano i loro ipotetici calici e pretendono che tu beva con loro, a ritmo di musica. Tutto questo al centro della pista, in discoteca.

  • 3- I GOLIARDICI

Il goliardico ti si avvicina, ti guarda, ti indica. Tu ti fermi, lo osservi, non sapendo cosa aspettarti. E poi, tutto ad un tratto, ti spara un “Look at my dab”. Nulla da aggiungere.

  • 4- GLI STEVE JOBS

Gli Steve Jobs se ne vanno in giro per tutta la discoteca con la Go Pro in mano, filmando cose che non dovrebbero essere filmate, solo per il gusto di poterle poi condividere su qualsiasi forma social (e surrogati) e vantarsi dei riti orgiastici a cui hanno partecipato. Uno di loro, particolarmente stalker, prende a filmare insistentemente la mia amica. Lei, fa un saluto imbarazzato alla telecamera. Lui, sorride con convinzione all’obbiettivo, alzando il pollice, a mo’ di conquista. Lei gli chiede: “Ma sei sicuro che stia riprendendo?” Lui risponde: “Sì, vedi? C’è questa lucina rossa che si accende quando filma. Ma vabbè, con una come te, la lucina si illumina sempre”.
Poraccia. Ma che è, un carica batterie?

  • 5- GLI OMOFILI

Li conosci di pomeriggio, ad una festa su una barca. Ci chiacchieri insieme alle tue amiche, e poi inevitabilmente prendono parte alla conversazione anche i tuoi amici, gli amici maschi. Non sai come, non sai quando, ma ti ritrovi a parlare da sola. La conversazione si è spostata verso un altro fronte: i nuovi conosciuti ora parlano solo con i maschi. Volano frasi come “o ma sei un grande!”, oppure “no vabbè ma sei un mito!”.

Li rincontri la stessa sera, in discoteca. Li saluti, ti rispondono: “Ao ma gli amici tuoi ‘ndo stanno?”. #Boom #Friendzonata

  • 6- I FUMATORI BIGOTTI

Ormai si sa, una delle tattiche infallibili è quella dell’accendino: ti si avvicinano, ti chiedono l’accendino ed è subito conversazione. Peccato che né tu né le tue amiche fumiate. In genere se ne vanno, sconfitti e delusi. Ma nel nostro caso, ti guardano spaventati, ti fanno il segno della croce e uniscono le mani a mo’ di preghiera invocando il cielo. #DioPerdonale

  • 7- I FRUTTIVENDOLI

Tempo fa, un amico condivise con me una segretissima e infallibile tattica di rimorchio via chat: se la conversazione si fa lenta o monotona, tu manda l’emoticon di un ananas. Lei ti chiederà scettica che cosa significa, e tu puoi facilmente trovare un pretesto per portare avanti la conversazione. Ecco, ora, credevo che fosse una cavolata e ho sempre trovato di dubbia efficacia questo approccio. Fino a quando, una sera, in discoteca, mi ritrovo un vero e proprio ananas davanti agli occhi. E un energumeno presumibilmente croato che me lo passa tra le mani, speranzoso e fiducioso nella vittoria. Magari, se me lo avesse passato già tagliato, ne avrei accettato volentieri una fetta. Troppo facile, sennò!

  • 8- I RITARDAT(AR)I

Sono quelli che per tutta la sera non hanno rimorchiato, o come si dice, “paccato”, e che quindi a fine serata si ritrovano disperati e pronti a far di tutto pur di portarsi a casa il premio all’ultimo minuto. E per ultimo minuto intendo davvero l’ultimo minuto, sull’autobus di ritorno verso casa, alle sei della mattina, quando l’unica cosa a cui pensi in quel momento è il letto che ti aspetta. Insomma, stai più di là che di qua, quando il ritardat(ar)i o di turno approccia alla tua amica con un tentato (e mancato) complimento: “Sto guardando il tuo vestito. Mi piace molto il colore”. E alla mia amica, tutta contenta, le si illuminano gli occhi. Se solo ripenso a quanto fosse indecisa se mettere quel vestito blu o meno…menomale che qualcuno lo apprezza! Ma poi, aggiunge: “Sembri proprio un Teletubbies!”.

E niente. Fa già ridere così.
P.S. Brutto ignorante, almeno informati meglio: il Teletubbies a cui ti riferisci, Tinky Winky, è viola, non blu.

  • 9- GLI STRANIERI

Per gli stranieri ci sono due sottocategorie: quelli che parlano inglese, e quelli che non lo parlano. I primi, generalmente lo parlano meglio di te, quindi ti fanno domande che tu non capisci e usi come scusa il fatto che la musica è troppo alta per sentire quello che ti dicono. Quindi ti ritrovi a sorridere e rispondere “yes, yes” alla domanda “where are you from?”

I secondi, sono davvero un caso perso. Forse il peggiore. E mi rivolgo soprattutto ai croati: iniziano a sussurrarti nell’orecchio qualcosa di non ben definito, che non corrisponde né all’inglese né tantomeno all’italiano, a meno che non sia sardo, ma che comunque non sapresti riconoscere. Tu rispondi gentilmente in italiano che non capisci quello che dicono. E continuano. Allora ripeti il tutto in inglese, sperando che afferrino il concetto. Ma niente, continuano imperterriti a sfoggiare le loro padronanze lessicali di una lingua globalmente riconosciuta come cacofonica. A quel punto, sorridi e te ne vai. Chissà, forse mi aveva chiesto dove fosse il bagno.

  • 10- GLI ITALIANI

Per gli italiani ci sarebbero una ventina di sottocategorie, ossia una per ogni regione. Lo sappiamo tutti, regione che vai, approccio che trovi. Un milanese non sarà mai come un lucano, così come un altoatesino non sarà mai come un siciliano. Nel mio caso, posso parlare dei Parmensi (o Parmigiani?) e dei Reggio Emiliani.
Ma procediamo per gradi. Partiamo dall’abitante di Reggio Emilia. Iniziamo a conversare, dopo due secondi già riesco a capire che abita al di sopra del mio equatore, cioè Roma. Arriva dunque la fatidica domanda: “Vabbè, che tu sei di Roma si capisce. Invece secondo te di dove sono io?” E intanto penso.
Per me so’ tutti uguali, un nord vale l’altro. Sempre la nebbia c’hanno.
E la sparò lì: “Sudtirolo?” Risposta: “E dove sta?”.
Vabbè, questo manco è italiano.

Continua: “Dai, ti dò un indizio. Facciamo il formaggio più buono d’Italia”
Caspita…

“Capisco, sei di Reggio Emilia?” E indovino. E intanto, me ne vado.
Incontro l’italiano numero due, il Parmigiano. O Parmense. E ricomincia la solita storia: “Dai, ti dò un indizio, vediamo se indovini di dove sono! Nella mia città, facciamo il prosciutto più buono d’Italia!”

E qui finisce la mia triste storia. Un tempo i pischelli rimorchiavano con i soldi, con la macchina, con l’orologio…oggi vedo solo parmigiano reggiano e prosciutto di Parma. E al limite, qualche ananas. Manco sbucciato.
È proprio il caso di dirlo…altro che “regione che vai” … “Paese che vai, mai ‘na gioia che trovi!”

Di Elena Pesciarelli

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