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Terremoto, immigrati e alberghi

Terremoto, immigrati e alberghi

Nel calderone delle polemiche post-sisma, stavolta, ci è finita anche l'immigrazione. Quante volte, in questi giorni, hai sentito dire che i terremota

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Nel calderone delle polemiche post-sisma, stavolta, ci è finita anche l’immigrazione.

Quante volte, in questi giorni, hai sentito dire che i terremotati dovrebbero ricevere la stessa ospitalità che viene riservata agli immigrati, notoriamente residenti in “hotel di lusso”?
È questa un’affermazione del tutto inesatta, però è un ottimo slogan, d’aiuto sicuramente ad alcune fazioni politiche.
Ma i lettori di #FacceCaso vorranno certamente vederci chiaro e andare oltre la demagogia.

Chiariamo allora i diversi iter a cui viene sottoposto un immigrato in Italia: se si tratta di un “irregolare” verranno avviate le apposite pratiche di espulsione nei centri specifici; nel caso invece di un “regolare”, si provvede a verificare i requisiti richiesti.

Dove?

Inizialmente vengono tutti accolti nei CPSA (Centri Primo Soccorso e Accoglienza), poi, a seconda dei casi, vengono smistati nei CDA (Centri di Accoglienza), che nel caso dei richiedenti asilo hanno una sezione specifica nota come CARA, ed infine, per i meno fortunati, ci sono i CIE (Centri Identificazione ed Espulsione).

Parallelamente a queste strutture esistono i SPRAR, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati: questo ente nasce nel 2002 dall’unione del Ministero dell’Interno, l’ANCI e Onu nella sezione rifugiati (UNHCR).
Ogni anno si pubblica un bando a cui partecipano diversi enti locali italiani, attivi nel terziario: nel biennio 2014-2016 sono stati stanziati 20.744 posti letto, alcuni dei quali si trovano in alberghi.

Il Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo, che raccoglie soldi dei contribuenti, di privati e annuali fondi europei, stanzia in media 35 euro al giorno per ogni immigrato.

Ma non è direttamente l’ospite a ricevere il denaro, bensì il gestore che ha preso in carico diverse persone: all’immigrato viene riservato il “pocket money” pari a 2,50 euro al giorno.

Sono due toast al McDonald. Eppure, 75 persone del centro Sprar di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria) hanno deciso di devolverlo in beneficenza ai terremotati, in segno di riconoscenza.

Un gruppo di profughi nelle Marche ha aiutato a scavare tra le macerie, ad Arquata 20 giovani immigrati stanno collaborando al fianco della Protezione Civile nella costruzione delle tendopoli e punti di atterraggio degli elicotteri.

Sarà forse per questo che una ragazza su Facebook ha pubblicato un post che ha avuto appena 28mila condivisioni, in cui era pronta a giurare che “a nessun amatriciano sentirete dire che bisogna cacciare gli immigrati dagli alberghi per metterci i terremotati”. Un’esperienza come questa sviluppa una solidarietà mai provata prima-spiega la giovane- quindi chi scappa da una guerra “lo senti come un tuo simile”; inoltre ad Amatrice risiedeva un gruppo di richiedenti asilo a cui gli abitanti si erano affezionati.

C’è chi ce l’ha fatta ed è a scavare, senza “noi” o “voi”, altri sono ancora sotto le macerie, come tanti italiani, perché il terremoto, come la vera solidarietà, non guarda in faccia nessuno quando arriva.

Di Irene Tinero

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