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“Punto di non ritorno”: un documentario da guardare!

“Punto di non ritorno”: un documentario da guardare!

Uno sguardo su uno dei migliori documentari in circolazione al momento. "Punto di non ritorno" è un documentario sconvolgente girato da Leonardo Di Ca

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Uno sguardo su uno dei migliori documentari in circolazione al momento.

“Punto di non ritorno” è un documentario sconvolgente girato da Leonardo Di Caprio nel suo viaggio di due anni in varie parti del mondo. Narra gli effetti causati dall’azione umana sull’ambiente. Sconvolgente perchè i futuri scenari mostrano un sistema terra destinato al collasso nel breve periodo, se non verranno adottati seri provvedimenti. Ci si sofferma su diversi aspetti: la probabile estinzione di alcune specie della fauna marina; l’impatto dannoso derivante da un’alimentazione basata sull’eccessivo consumo di carne rossa (per un chilo di carne di manzo si consumano migliaia di litri d’acqua,nonchè una consistente emissione di anidride carbonica); il legame fra alcune lobby e la politica, volto a veicolare false informazioni su tali argomenti; la necessità di applicare una carbon tax.

E ancora, il fatto che la conferenza di Parigi sul clima abbia portato ad un accordo che in sostanza non è vincolante. Personalmente mi sono accorto di quanto al di là ci fossimo spinti, con la nostra condotta irresponsabile,in una vacanza in Cina. Passando per Pechino e Shangai, nei sei giorni di permanenza, non sono riuscito mai a scorgere il sole. La nube tossica prodotta dalle centrali, dalle industrie, dai mezzi di spostamento minacciava il cielo e rendeva l’aria irrespirabile.

Ho visto diverse persone usare una maschera che copriva naso e bocca. L’inquietudine per ciò a cui avevo assistito non si è placata nemmeno quando ho fatto rientro in Italia. La lontananza non era servita per rassicurarmi. Un tragico evento, che mi ha scosso profondamente, è stato il riversamento di milioni di barili di petrolio nelle acque del Golfo del Messico, originato dall’esplosione della piattaforma Deepwater, di proprietà della compagnia svizzera Transocean e all’epoca gestita dalla British Petroleum. Undici morti, diciassette feriti ma soprattutto danni all’ecosistema marino e alla popolazione ancora oggi oggetto di studi. È stato considerato il più grande disastro ambientale degli Stati Uniti, dal momento che ha coinvolto le coste di Missisipi, Louisiana, Alabama, Florida. Assistiamo attualmente alla deforestazione del Sud-Est asiatico, dell’Africa, dell’America centro-meridionale, dei Caraibi per produrre olio di palma, contenuto nella maggior parte dei prodotti in commercio.

La desertificazione del Darfur, lo scioglimento dei ghiacciai dell’Artico, l’innalzamento della temperatura del globo terrestre sono altri preoccupanti tasselli di un puzzle sulla salute del pianeta.

Potrei continuare ad elencarli, come se volessi comporre un’enciclopedia. Non sono solo teorie, fantasticherie o ipotesi, ma dati di fatto comprovati dalla stragrande maggioranza degli esperti nel settore. Tempo fa ho letto un libro la cui copertina, oltre ai temi trattati, mi è rimasta impressa: mostrava uomini in giacca e cravatta che volontariamente si gettavano da un baratro. È questa un’evidente metafora del nostro modello economico e dei nostri stili di vita, basati sullo sfruttamento intensivo delle risorse finite, e sottolineo finite, che avremo a disposizione ancora per poco.

I motori, in senso letterale e non, su cui poggia tale modello sono petrolio, carbone,gas. I nemici da combattere sono le multinazionali, la cui avidità non sembra conoscere limite, poiché il profitto non ha scrupoli e non porrà fine a questo saccheggio. Il nemico più nascosto siamo noi stessi e il nostro consumismo. La natura è la nostra Madre e da lei, volenti o nolenti, dipendiamo.

Una Madre che è sì benevola coi suoi figli,ma che può mostrare una collera inimmaginabile se essa non viene rispettata.

Di Gabriele Piazzai

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