Tempo di lettura: 3 Minuti

E dopo il D-Day, l’Atomica: scrivere la tesi!

E dopo il D-Day, l’Atomica: scrivere la tesi!

Quando il peggio sembrava passato, ecco sbucare un altro mostro. Abbiamo già visto cosa succede quando bisogna chiedere la tesi...ma poi? Innanzitut

Il Circolo degli Illuminati ospita il Mercatino Hippy
Classifica Shangai: Milano batte La Sapienza di Roma
Come si scelgono i libri ai tempi del web

Quando il peggio sembrava passato, ecco sbucare un altro mostro.

Abbiamo già visto cosa succede quando bisogna chiedere la tesi…ma poi?
Innanzitutto ti devi procurare un po’ del materiale che ti ha consigliato il relatore sul quale fare ricerca. Quindi in teoria ti giri le biblioteche di mezza città (dove, SE RICORDI, rischi di trovare “la peggioggente”) perché non sempre ti serve un libro intero, ma solitamente mezzo capitolo di uno, tre pagine di un altro, le note di un altro ancora.

  • Una volta che hai tutto cominci a farti un progetto di scrittura e vorresti partire dall’introduzione perché sembrerebbe la cosa più semplice, ma in genere l’introduzione serve per spiegare in breve il lavoro che si è svolto, e tu quindi non la puoi scrivere perché non hai ancora svolto un bel niente.
  • Dopo aver passato un po’ di ore di varie giornate a fissare un computer nella speranza di un’illuminazione, a scrivere e cancellare le prime righe e a cambiare i caratteri perché ti sembrava comunque una cosa utile, pare che questa fantomatica illuminazione arrivi, e allora bisogna prenderla al volo.
  • Passato questo momento di esaltazione, di solito la situazione procede con un certo ritmo e insomma ti pare che ce la stai facendo. Di solito però c’è il momento critico, almeno uno, in cui ti areni, c’hai il cosiddetto blocco dello scrittore, e ti cominci ad agitare, speri di trovare spunto in qualunque cosa che ti circonda.
  • In tutto ciò continui ovviamente in maniera periodica a portare il materiale che scrivi al tuo relatore che te lo corregge e ti indirizza perché è chiaro che tu da solo mica lo sai come si fa una tesi. Nel frattempo se questo relatore è cordiale, diventa tipo il tuo migliore amico, gli chiedi consigli, gli dici che c’hai l’ansia e lui ti tranquillizza.
  • Poi probabilmente dopo che ti sarai laureato neanche lo vedrai più, ma durante la stesura della tesi sarà il tuo punto di riferimento, la tua stella cometa, la tua oasi in mezzo al deserto. Certo, poi se è antipatico e ti aiuta solo per lo stretto necessario, direi che sei pure un po’ sfortunato oltre che in crisi.

C’è poi una cosa che si chiama bibliografia, nella quale devi elencare tutte le fonti che hai utilizzato nella stesura dell’elaborato, con scritto autore, titolo ed altri dati, e apparentemente sembra una cosa semplice rispetto al resto, ma se non ci fai caso (e noi sappiamo quanto sia importante) durante la scrittura della tesi, ti ritrovi a dover andare a ripescare tutti i libri che hai usato e che hai accantonato chissà dove tre settimane prima.

Finito il tutto aggiusti i caratteri in base alle indicazioni che ti fornisce il relatore, fai l’introduzione e se sei un po’ romantico pure i ringraziamenti (tipo ai genitori che pagano l’università, alle persone care che ti supportano e al mitico relatore). Poi te la rileggi una media di ottanta volte per trovare gli errori, la porti a stampare e scegli la copertina.

Quando senti l’odore di carta stampata ti emozioni e pensi che alla fine ce l’hai fatta anche tu, che stai finendo e che la prossima settimana discuterai…e cominci il conto alla rovescia!

Di Sara Fiori

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0