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L’appello delle università di Milano: “Più soldi per il diritto allo studio”

L’appello delle università di Milano: “Più soldi per il diritto allo studio”

Si è passati da 26 milioni di euro nel 2015 a 23 nel 2016 e quest’anno ne sono previsti solo 20. #FacceCaso. I rettori si schierano contro i tagli pe

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Si è passati da 26 milioni di euro nel 2015 a 23 nel 2016 e quest’anno ne sono previsti solo 20. #FacceCaso.

I rettori si schierano contro i tagli per gli studenti universitari in difficoltà portati avanti dalla regione Lombardia. Il presidente del coordinamento universitario Gianluca Vago scrive in una lettera inviata al Pirellone: “Chiediamo di rivedere le assegnazioni previsti nella legge di bilancio affinché venga assicurata la copertura del fabbisogno complessivo del diritto allo studio”.

La lettera di Vago prosegue: “Ci affidiamo al vostro senso di responsabilità istituzionali affinché il sistema universitario lombardo non venga penalizzato nell’erogazione del diritto allo studio, valore costituzionalmente riconosciuto. L’accesso all’alta formazione dei giovani meritevoli da salvaguardato da ogni incertezza e rafforzato nel suo significato strategico per lo sviluppo culturale, scientifico ed economico del paese”.

Si è passati da 26 milioni di euro nel 2015 a 23 nel 2016 e quest’anno ne sono previsti solo 20.

“Riteniamo grave il fatto che non si sia ancora provveduto alla creazione di un unico ente lombardo che gestisca il regoli i servizi del diritto allo studio – tuonano di contro i rappresentati del sindacato universitario – Siamo assolutamente favorevoli alla struttura dell’ente unico, che permetterebbe una maggiore razionalizzazione delle risorse in un’ottica di economia di scala, e garantirebbe una più equa distribuzione dei servizi sul territorio lombardo. Infatti attualmente ogni università hai proprio personale, i propri uffici, software e procedure mentre con l’accorpamento tutto ciò verrebbe centralizzato con notevoli risparmi. Il diritto allo studio, proprio in quanto diritto, non può essere considerato come strumento di competizione tra gli atenei, in quanto i servizi devono essere garantiti in egual modo a tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro sede di appartenenza”. #FacceCaso.

Di Francesca Romana Veriani

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