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Georgia, nelle università gli studenti potranno entrare armati

Georgia, nelle università gli studenti potranno entrare armati

Il governatore dello stato americano, Nathan Deal, ha firmato dopo diversi tentativi in precedenza falliti, una norma che autorizza ad entrare nelle u

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Il governatore dello stato americano, Nathan Deal, ha firmato dopo diversi tentativi in precedenza falliti, una norma che autorizza ad entrare nelle università armati, fino ad ora “zone franche” dove le armi erano bandite.

In Georgia c’è qualcosa che non va. Forse. Mentre in Italia i nostri politici discutono sull’opportunità di modificare o meno la legge sulla legittima difesa, in America esiste, potremmo dire da sempre, il diritto di ogni cittadino di difendere se stesso e la sua proprietà con le armi.

Sulla questione se sia giusto o inefficace o pericoloso non intendo entrare. Mi permetto però di osservare che avrei il terrore di andare in giro sapendo che chiunque potrebbe nascondere una pistola in tasca. Negli States, infatti, ci sono più armi che persone e questo è un dato di fatto che trova le sue radici direttamente nei principi fondamentali della costituzione.

Fino ad ora, però, le armi non potevano essere portate in determinati luoghi, le cosiddette “zone franche”, tra cui le università.

Bene, piano piano non sarà più così perché diversi stati americani hanno ormai previsto la possibilità di entrare armati anche negli atenei.

Tra questi l’ultimo è la Georgia, dove il governatore Nathan Deal ha varato un provvedimento che prevede la possibilità, a partire da luglio, di portare pistole e “altre” armi da fuoco all’interno dell’università. Sui coltelli o le mazze la nuova norma non dice nulla.

Ciò è consentito a patto che:

  • le armi siano tenute nascoste
  • le armi non vengano fatte entrare in determinate aree, quali i dormitori.

Subito, come è facile immaginare, la misura ha sollevato polemiche enormi, sia tra i politici sia tra le rappresentanze studentesche che, per la maggior parte, l’hanno valutata negativamente e dovuta subire loro malgrado.

Il governatore della Georgia ha spiegato il motivo della normativa affermando “curiosamente” che “per sfortuna ci sono parti dello Stato in cui il cammino per l’istruzione viaggia su un terreno pericoloso” e facendo preciso riferimento agli attentati e altri atti violenti che spesso avvengono nelle università americane.

Tra questi l’accoltellamento di pochi giorni fa in un’università di Austin, nel Texas, dove Kendrex J. White, un ragazzo di 21 anni, ha colpito con diversi fendenti quattro persone, uccidendone una e ferendone tre, apparentemente senza alcun motivo.

In pratica la Georgia avrà una legge che darà per scontato il ritorno al far-west.
La libertà di portare le armi nelle aule universitarie (e c’è da temere che le prossime saranno quelle delle scuole materne e superiori) è chiaramente lo sviluppo perverso della politica liberale americana sul porto d’armi che, seppur delimitata da precisi paletti, sta pian piano espandendo sempre più i propri confini fino ad autorizzare i cittadini a portare, indisturbati, una pistola, ovunque, e a renderli pronti ad uccidere se minacciati.

È questo quello che vogliamo succeda anche da noi? Probabilmente no, tanto che lo stesso Matteo Salvini ha giudicato “demenziale” il provvedimento del governatore georgiano. Tuttavia, il rischio che ciò possa accadere è sempre dietro l’angolo.

Grazie al cielo resiste ancora il freno della proporzionalità tra la minaccia e la reazione.

Speriamo che non cada anche questo ma non si sa mai che cosa può venire in mente ai politici (non solo quelli americani) pur di accaparrarsi qualche voto in più.

Di Lorenzo Maria Lucarelli

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