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Lettera di uno studente a Francesco Totti

Lettera di uno studente a Francesco Totti

Tributo di un giovane tifoso a Totti, il Capitano. Ciao Capitano. Ciao Francesco Totti. Un nome, una città. Un nome, un immenso amore. E ancora no

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Tributo di un giovane tifoso a Totti, il Capitano.

Ciao Capitano. Ciao Francesco Totti. Un nome, una città. Un nome, un immenso amore.

E ancora non ci voglio credere. No, non voglio svegliarmi da questo sogno. E se è vero che al cuore non si comanda, allora nulla potrà lenire questo dolore lacerante. Non basterebbe un libro per i ricordi che affiorano continui. Inutile dire che non ho mai visto una Roma senza te. Hai significato e significhi troppo per intere generazioni di tifosi, un qualcosa difficilmente comprensibile e che va oltre il rettangolo di gioco.

Il tributo di un’intera città è stato doveroso e ho volutamente scritto intera, perchè anche i rivali biancocelesti ti hanno concesso l’onore delle armi. Uno stadio adorante, compreso il sottoscritto, che ti ha donato una straordinaria e meritata dimostrazione di affetto. Un affetto puro, genuino e un insieme di emozioni, di orgoglio misto a tristezza per un uomo che ci ha fatto sognare. Il nostro pianto una resa alla tirannia del tempo.

Lo striscione esposto dalla Sud è stato una piacevole sorspresa e ha spazzato via qualsiasi polemica sulle categorie di cui tanto piace scrivere ai giornalisti: tottismo, spallettiano ecc. ecc. Idiozie elevate all’ennesima potenza di chi non comprende questo amore. Sulla partita ero sicuro finisse in gloria, questione di sensazioni. E festa è stata.

Nell’istante in cui sono iniziate le celebrazioni la mia mente ha riavvolto il nastro ed è tornata ai momenti in cui calcavo il campetto di periferia, sotto casa dei nonni, con gli amici di una vita a calciare un pallone, con la vana speranza di emulare le tue gesta. Ho iniziato a capire questo fantastico gioco con la prima Roma di Zeman, quando hai ricevuto la fascia al braccio da un altro nostro grande beniamino, Aldair.

Un oggetto simbolico carico di significati e responsabilità che hai sempre onorato. Quando mi fecero capitano della squadra in cui giocavo, mi sono sentito onorato e nel mio piccolo mondo, io umile gregario, ho pensato di somigliarti. Non certo per le mie scarse capacità tecniche, quanto per ciò che significava quella fascia. Significava rappresentare quei colori e tu, mio Capitano, ci hai fatto conoscere in ogni dove.

Col passare degli anni, poi, ti ho amato alla follia.

Sei un esempio di fedeltà raro in un mondo, in questo caso l’industria pallonara, proiettato sempre più verso la mercificazione. Sei uno dei pochi che, prima di Calciopoli, aveva parlato di sistema calcistico corrotto. Sei quello che fa beneficenza senza proclami, ma che tanto poi si viene a sapere perchè ogni tua azione è monitorata da migliaia di persone.

Sei il vanto della nostra città: dell’operaio che si sbatte per arrivare al fine mese; dell’imprenditore che cerca di portare avanti la sua azienda; dell’insegnante che cerca di educare alla cultura; dello studente alle prese con gli esami; dell’attore, del giornalista, del tassista, dell’impiegato, del bambino e perchè no, anche del politico che racconta frottole.

Sei la giocata decisiva, il passaggio smarcante, il goal e la corsa sotto la curva. Sei la Poesia. Sei tutto questo e molto più. Sei Francesco Totti.

Dovendo scegliere tra le migliaia di emozioni provate, vorrei scrivere di quella trasferta a Verona in cui sfiorammo lo scudetto. Essendo tu uomo di poche parole hai spesso espresso ciò che provavi con lo sguardo.

Tu eri lì, a fine partita, a fissare la marea giallorossa, fiera per ciò che aveva regalato quella squadra e il suo capitano. Lo striscione con inciso la scritta “Chi tifa Roma non perde mai” a testimonianza della nostra devozione per quella maglia. Il tuo sguardo commosso era l’ennesima dimostrazione proprio per quella maglia, vissuta come seconda pelle. L’amarezza di un’occasione mancata. Per ciò che poteva essere e non è stato.

Perchè, parliamoci chiaro, la nostra storia è questa: fatta di rincorse, rimonte impossibili, partite della vita, speranze e secondi posti. Fatta di te, di Totti.

Ma tu sei stato la nostra vittoria. Non serve certo una bacheca piena di trofei o di premi personali per essere annoverato nel gotha del calcio mondiale. Nel tuo ultimo atto sei riuscito ad unire tifosi e amanti di questo sport. Dunque mio immenso Capitano è stato un onore e un privilegio averti accompagnato in questo epico viaggio, paragonabile alle favole che ti leggevano da bambino, o alla letteratura in cui si trovavano eroi greci e latini. Il mio abbraccio ideale va a te orgoglio della nostra storia.

Con la consapevolezza che da ora in avanti nel seguire la mia Roma sarò un po’ più triste, ti auguro di trovare un’ altra strada ricca di altrettante soddisfazioni. E magari di incontrarti per strada e guardarti negli occhi e ringraziarti di persona. TI AMO CAPITANO.

#FacceCaso

Di Gabriele Piazzai

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