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Scuole al Centro, atto II. Ora si parte a livello Nazionale

Scuole al Centro, atto II. Ora si parte a livello Nazionale

Stanno per essere assegnati 240 milioni di euro per aperture straordinarie in 6.000 istituti. Lo scorso anno si era parlato di un progetto in fase di


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Stanno per essere assegnati 240 milioni di euro per aperture straordinarie in 6.000 istituti.

Lo scorso anno si era parlato di un progetto in fase di sperimentazione, ” Scuole al Centro ” dove alcune scuole dei grandi centri urbani come Milano, Roma, Napoli e Palermo, sarebbero rimaste aperte anche nei periodi estivi, con dei corsi di formazione e di potenziamento riguardanti alcune materie, grazie ai 10milioni messi a disposizione dal fondo europeo. In totale la scorsa estate furono 140 progetti sui 270 previsti dal Miur.

L’iniziativa che fu voluta vivamente dal ministro dell’istruzione Stefania Giannini, insieme a Matteo Renzi, allora presidente del consiglio, si chiama appunto “ Scuole al Centro ”. La loro principale volontà era quella di diminuire la dispersione scolastica nei mesi estivi, soprattutto nelle aree dove c’è maggiore disagio sociale.

Oggi, nel 2017, alla chiusura dell’anno scolastico, in seguito ad un bando indetto nel settembre 2016, sarà possibile ampliare l’esperienza in tutta Italia con maggiori aperture delle scuole in orari diversi da quelli delle lezioni come di pomeriggio e nei week end.

Tutto questo è permesso dall’ampliamento dei fondi a disposizione, che per quest’anno ammontano a circa 240 milioni. Essi dovrebbero permettere a oltre 6000 istituti di rimanere aperti anche nei periodi solitamente dedicati alla chiusura. Ogni scuola potrà ricevere al massimo 40 mila euro.

I progetti devono assicurare almeno 60 ore extra di potenziamento delle materie di base, come la lingua italiana, e almeno 60 ore extra di sport ed educazione fisica.

A queste, si aggiungeranno quattro moduli composti da 30 ore che varieranno in base al Piano dell’offerta formativa(POF) di ciascun istituto e riguarderanno nello specifico il rafforzamento della lingua straniera, l’uso dei computer, il teatro, i laboratori creativi per la valorizzazione risorse territoriali, la cura dei beni comuni, la cittadinanza italiana ed europea…

Come sempre le critiche non sono mancate, perché secondo alcuni a scuola ci si deve andare per studiare e non a giocare o addirittura fare sport.

A mio avviso, invece credo sia fondamentale cercare di tenere i giovani, soprattutto nelle zone più disagiate del nostro territorio, lontano dalla strada e permettergli di fare attività ricreative e sportive, e laddove non ci sia la presenza dei genitori, cercare di garantire un’educazione efficiente.

#FacceCaso

Di Gianmarco Saulli

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