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Il Politecnico di Milano è la migliore università italiana

Il Politecnico di Milano è la migliore università italiana

L’ateneo di Milano si piazza al 170esimo posto della classifica mondiale. #FacceCaso. Il Politecnico di Milano è ufficialmente la migliore università

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L’ateneo di Milano si piazza al 170esimo posto della classifica mondiale. #FacceCaso.

Il Politecnico di Milano è ufficialmente la migliore università italiana.
A stabilirlo è stata la classifica del Qs World University Rankings in merito alla qualità degli atenei di tutto il mondo che lo piazza al 170esimo posto. Ecco qui l’intervista di Repubblica al Rettore Ferruccio Resta.

Rettore Ferruccio Resta, lei come valuta questo risultato?
“È ottimo ed è frutto del buon lavoro fatto da chi mi ha preceduto. Non tanto perché siamo la prima università italiana, quanto perché abbiamo guadagnato 13 posizioni nell’ultimo anno e 60 negli ultimi cinque. Sfido a trovare un altro ateneo che ha la nostra età e che è riuscito a fare un balzo del genere in così poco tempo”.

Il risultato degli atenei italiani a livello internazionale è ancora piuttosto modesto. A voi del Poli cosa manca? Perché non riuscite a competere con Standford, Harvard e Mit?
“Il rapporto studenti docenti è quello che ci penalizza di più. Abbiamo un punteggio bassissimo e incide molto, circa il venti% della valutazione totale è legato a questo aspetto”.

Significa che avete pochi docenti?
“O che abbiamo troppi studenti. Dipende dai punti di vista, ma nella sostanza il problema è del sistema universitario. Siamo arrivati al punto in cui dobbiamo chiederci se vogliamo garantire una maggiore formazione, e quindi dobbiamo aumentare i numeri, oppure se vogliamo le università che competono a livello internazionale, e quindi ridurre questi numero. È una questione puramente politica”.

Siete penalizzati anche sull’internazionalizzazione. È curioso, visto che avete circa il 30% di iscritti che provengono dall’estero.
“Nella classifica dell’internazionalizzazione siamo ancora oltre la 300esima posizione, tuttavia è anche con gi sforzi in questa direzione che siamo riusciti a salire in classifica. Anche in questo caso molto dipende dal contesto internazionale che si riesce a creare. Servono città accoglienti, spazi studi adeguati, residenze, impianti sportivi”.

Tutte queste voci pesano sulla valutazione Qs?
“Oggi lo studente che sceglie le università nel mondo lo fa anche sulla base di questi servizi e questo è un elemento che pesa su quanto si è attrattivi nei confronti degli studenti che vengono da fuori”.

Invece quali sono gli aspetti in cui la classifica vi ha premiati?
“Sicuramente sulla formazione, che è in grado di offrire robustezza nelle basi ma anche di leggere le trasformazioni del mercato: i datori di lavoro che valutano la qualità dei nostri laureati ci mettono al 53esimo posto nel mondo. È in forte crescita anche la nostra reputazione accademica”.

Ovvero?
“Significa che siamo inseriti in contesti internazionali grazie a progetti di ricerca importanti. E grazie a relazioni interpersonali continue con progetti condivisi con gli atenei del mondo”.

Secondo alcuni queste classifiche hanno parametri discutibili.
“Come tutte le classifiche, ci sono luci e ombre. E lo dico io che sono contento dei risultati di oggi, mentre normalmente le critiche arrivano da chi è deluso. Ma oggi milioni di studenti nel mondo fanno le loro scelte guardando proprio queste classifiche. Che ci piaccia o meno, questi giovani hanno bisogno di numeri sintetici per fare le loro valutazioni. E la stessa cosa fanno i ricercatori che magari devono scegliere l’ateneo dove portare i finanziamenti che hanno attenuto”.

#FacceCaso.

Di Francesca Romana Veriani

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