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Salvare una vita o cambiare il corso della storia?

Salvare una vita o cambiare il corso della storia?

Entro un paio d'anni avverrà il primo trapianto di testa della storia dell'umanità. La comunità scientifica è già spaccata in due. Tu, che ne pensi? S




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Entro un paio d’anni avverrà il primo trapianto di testa della storia dell’umanità. La comunità scientifica è già spaccata in due. Tu, che ne pensi?

Stairway to Heaven (HEad anastomosis VENture) . Cosi i Led Zeppelin avrebbero chiamato il percorso che il russo Valery Spiridonov si accinge a percorrere nei prossimi due anni: il primo trapianto di testa umana nella storia dell’umanità. Il 2017 è infatti stato identificato dal neurochirurgo di origini italiane Dott. Sergio Canavero, parte di un equipe medica che conta circa 150 chirurghi, come l’anno in cui la testa del paziente russo sarà trapiantata sul corpo di un donatore cerebralmente deceduto. Valery soffre da anni di una malattia incurabile che provoca una progressiva atrofizzazione dei muscoli chiamata Werding-Hoffman disease. “Ogni anno -dice il paziente- il mio stato fisico peggiora, non ho molta scelta, se non provo questa possibilità il mio destino è comunque segnato”. Il rischio che l’operazione non vada a buon fine esiste e ne è ben consapevole il ragazzo russo ma, come riporta il Dott. Xiao-Ping Ren, uno degli ideatori dell’operazione e chirurgo di fama mondiale, “la tecnica è stata testata su oltre mille topi e i dati la definiscono abbastanza promettente, tanto da avvicinare la possibilità di effettuare l’intervento sull’uomo”.  Il dott. Canavero ha invece più volte affrontato il tema del l’esecuzione pratica dell’intervento: Il cervello comunica con il corpo tramite due vie: attraverso la sostanza grigia, una specie di autostrada che trasporta i segnali, e il fascio piramidale, composto da assoni, sorta di spaghetti che collegano l’area motoria del cervello e i motoneuroni del midollo spinale”. “Non è necessario ricollegare tutte le fibre del fascio piramidale” -sostiene Canavero- “ne basta il dieci per cento e neanche in perfetto allineamento”.

Resta ora da attendere la fatidica data dell’operazione alla quale chirurghi e paziente si avvicineranno con una serie di esami resi a provare l’effettiva possibilità che l’operazione riesca.
Insomma, la domanda è sempre quella: che impatto avrà questo intervento sulle vite di tutti noi?

Di Giulio Rinaldi

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