Tempo di lettura: 1 Minuti

Università, il riassunto di ciò che non va

Università, il riassunto di ciò che non va

Il rapporto Ocse 2015 ci mette di fronte ai pro e ai contro del nostro sistema universitario. Ovviamente, sono più i contro che i pro... Niente da dir

Parma: studentessa disabile discriminata dalle “amiche”
La Moda del Caso: Lesley Luxury Vintage
NOstra scende in campo per il referendum sul taglio dei parlamentari

Il rapporto Ocse 2015 ci mette di fronte ai pro e ai contro del nostro sistema universitario. Ovviamente, sono più i contro che i pro…

Niente da dire, questa Italia proprio non si capisce. Oltre al fatto che potremmo vantare alcune tra le migliori menti giovani al mondo, c’è anche da dire che la nostra Università fa acqua da tutte le parti. Gli ultimi numeri arrivano dal rapporto Ocse 2015, “Education at a Glance 2015”, e confermano che più che una Nazione sembriamo una montagna russa.

Tra le buone notizia spicca sicuramente il fatto che c’è un alto tasso di laureati di 2° grado (cioè quelli che completano il ciclo 3+2) e che il 20% dei ragazzi italiani, alla fine, sta benedetta laurea se la prende. Poi… vuoto. Sì, queste sono le uniche due cifre ‘buone’ della nostra Italia.
Possiamo invece sbizzarrirci se pensiamo agli aspetti negativi. Abbiamo pochi laureati di 1° livello (quelli che conseguono la triennale), poi solo il 42% dei diplomati si iscrive all’università (siamo alla pari di Lussemburgo e Messico), poi i nostri Atenei difficilmente vengono scelti da studenti stranieri (infatti ce ne sono solo 16mila mentre in Francia e Germania rispettivamente 46mila e 68mila). Proseguendo nella lista dei contro, troviamo il fatto che, così come in Grecia, nel 2014 solo il 62% (percentuale più bassa tra i paesi dell’Ocse) dei laureati compresi tra i 25 e i 34 anni aveva un lavoro e che, assieme alla Repubblica Ceca, siamo il Paese in cui ci sono più disoccupati tra i laureati che tra i diplomati.

Tra le righe del rapporto Ocse si legge anche che “per i giovani che hanno difficoltà a trovare un lavoro, la prospettiva di proseguire gli studi è raramente considerata come un investimento che potrebbe migliorare le loro opportunità di successo sul mercato del lavoro”. Questa considerazione affonda le sue radici, ancora una volta, nei numeri: il 35% dei ragazzi d’età compresa tra i 20 e i 24 anni non ha un lavoro, non segue corsi di formazione e non studia e i tassi di occupazione sono scesi al 23%. Altro dato da non sottovalutare è l’arretratezza dei libri di testo e infatti, come si legge nel rapporto, “molti studenti hanno difficoltà a sintetizzare le informazioni provenienti da testi complessi e lunghi”.
Chiudo con un dato anagrafico di cui ho già parlato in altri articoli ma che è sempre bene ricordare: l’Italia vanta il corpo docente più anziano tra i Paesi dell’Ocse, con un’età media di oltre 50 anni per il 57% degli insegnanti di scuola primaria, il 51% dell’istruzione terziaria e il 73% della scuola secondaria superiore.
Sì, c’è decisamente più di qualcosa che non va, #FacceCaso.

Di _Riccardo Zianna_

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 1