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Niente Concorsone: Prof ancora precari e il ritardo ora si fa sentire

Il bando per la richiesta di cattedra fissa slitterà a data da destinarsi. La “Buona Scuola” fallisce l'ultimo step. Mancavano 63.700 posti da assegna

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Il bando per la richiesta di cattedra fissa slitterà a data da destinarsi. La “Buona Scuola” fallisce l’ultimo step.

Mancavano 63.700 posti da assegnare ai docenti abilitati ma ancora precari (al momento sono circa 200mila). Doveva essere messo tutto a posto entro il primo dicembre: oggi siamo al 3 e la fine del tunnel è sempre più lontana. Sì, la “Buona Scuola” ce l’aveva quasi fatta, eppure adesso si è arenata e quelle migliaia di professori continuano a vivere nell’incertezza di un precariato che certamente non li aiuta a garantire un lavoro all’altezza. Inutile sottolineare i problemi che questa situazione crea a noi studenti.

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E’ dal 1989 che le cose non cambiano eppure si continua a lottare con i vari stop: il più gravoso, riguarda la revisione delle classi di concorso e delle tipologie delle materie di insegnamento alle quali si aggiungono i relativi requisiti di accesso. Semplificando, si discute su quante e quali materie un singolo professore può insegnare (cosa che ovviamente ne determina il raggio d’azione e quindi la maggior facilità di accedere ad una cattedra fissa) e, di conseguenza, sui criteri che assegnano queste abilità ad un docente. Dal Miur fanno inoltre sapere che manca chiarezza sugli accorpamenti di diverse classi così come su titoli d’accesso e riconoscimento di crediti. Insomma, alto mare.
“Dovevamo innanzitutto tutelare le abilitazioni esistenti e i diritti acquisiti, non era facile. In ogni caso ci sono ancora diverse migliorie da fare: il Governo ha promesso di recepire tutte le condizioni indicate”, parola di Maria Grazia Rocchi, relatrice del provvedimento in Commissione alla Camera.
Dal Ministero fanno comunque sapere che le entro il prossimo settembre sarà tutto in ordina, come da previsione, con le graduatorie aggiornate e le prime prove effettuate tra aprile e maggio.
Tra ore di buco, cattedre vacanti e docenti stanchi, la Scuola italiana viene presentata agli studenti più come un groviera che come un luogo di cultura e di crescita.

Di _Riccardo Zianna_

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