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Bullismo a scuola, come e quando bisogna intervenire

È stato registrato un aumento preoccupante negli ultimi tempi. Ecco cosa fare. Il Telefono Azzurro ha effettuato un sondaggio sul bullismo in Italia e

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È stato registrato un aumento preoccupante negli ultimi tempi. Ecco cosa fare.

Il Telefono Azzurro ha effettuato un sondaggio sul bullismo in Italia e i dati che ne sono emersi hanno registrato una preoccupante percentuale di ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni che dichiarano di aver subito almeno una volta un episodio di bullismo o cyberbullismo.
Il 15% dei giovani italiani sono stati vittime di prese in giro a scuola o a casa tramite social network. C’è anche chi ha assistito ad un episodio di violenza ai danni di un altro ragazzo e non ha avuto il coraggio di intervenire per difenderlo.
I ragazzi manifestano da subito dei sintomi che rivelano la presenza di un’emotività instabile: ansia prima di andare a scuola, somatizzazione attraverso mal di pancia o mal di testa.
Ma come può agire il sistema scolastico per prevenire queste situazioni? Senz’altro occorre un coordinamento tra genitori e docenti. La comunicazione, il confronto reciproco tra famiglie ed istituti potrebbe essere una chiave importante per arginare un fenomeno in drammatica espansione.
Le famiglie devono inoltre vigilare sull’attività dei loro figli nel dopo scuola: attenzione ai social network dove sono popolarissime le chat di classe, utilizzate dai bulli per deridere ed escludere i ragazzi meno popolari. Un intervento tempestivo da parte del genitore, un intervento che metta da parte le remore circa la libertà dell’adolescente, può fare molto per impedire che il proprio figlio sia sottoposto a gratuite violenze psicologiche. Il genitore deve presenziare la vita del giovane, come punto di riferimento e come difesa da accuse spregiudicate e spesso malvagie.
Nei casi più estremi, è opportuno coinvolgere anche le famiglie dei bulli: non è certo facile scoprirsi genitori di qualcuno che si comporta male con altri ragazzi. Ma un intervento psicologico, un coordinamento con gli insegnanti e con la stessa classe può impedire che atteggiamenti violenti diventino ripetitivi, può aiutare ad isolare comportamenti offensivi, può far sì che chi compie un’azione ingiusta ai danni di un compagno, si renda conto di trovarsi sulla strada sbagliata. E ad un ragazzo di 12 anni, solo un adulto può indicare quale sia quella giusta.

Di Silvia Noli

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