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In Libia una scuola riapre sotto il fuoco dei cecchini ed il pericolo dei bombardamenti

In Libia una scuola riapre sotto il fuoco dei cecchini ed il pericolo dei bombardamenti

Le guerre sono così terrificanti perché distruggono il tempo: cancellano il passato, rovinano il presente ed uccidono il futuro. Ma c’è chi ha coraggi

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Le guerre sono così terrificanti perché distruggono il tempo: cancellano il passato, rovinano il presente ed uccidono il futuro. Ma c’è chi ha coraggio di rispondere ai loro orrori.

Una scuola di Bengasi, nel quartiere popolare di al- Sulman, che ospita da mesi gli scontri tra l’esercito regolare e le milizie islamiche, si è opposta al disastro che le orbita attorno e ha riaperto i cancelli per garantire un minimo di normalità ai suoi alunni.
I genitori hanno espressamente chiesto alla preside Fauzia MuktarAbeid, una donna di mezza età, con famiglia e prossima alla pensione, di tenere aperta la scuola, con coraggio e con il pericolo dei vicini bombardamenti.
“Ho paura, tanta paura che qualche granata possa colpire l’edificio e cadere sulle nostre teste. Accanto all’edificio scolastico si trova anche una moschea. Non molto tempo fa venne colpita da una bomba, mentre alcuni studenti erano intenti a fare lezione e studiare il Corano. Alcuni frammenti dell’ordigno sono arrivati vicino ad alcuni bambini, sfiorando la gamba di uno di loro e tranciandola di netto. E’ stato terrificante”. Ha raccontato la signora Abeid alla BBC.
La scuola infatti, era stata chiusa nel maggio del 2014, quando con l’Operazione Dignity, l’esercito regolare aveva coinvolto tutta l’area di al- Sulman per ripulire la zona dall’esercito islamico.
I bombardamenti hanno danneggiato il tetto, i vetri, i muri portanti della scuola: i bambini sono rimasti a casa, al sicuro nelle proprie abitazioni.
Ma un gruppo di genitori ed i loro figli, con tanto coraggio e la voglia di una vita normale in mano, hanno chiesto che la scuola fosse riaperta, cosa che è avvenuta nel dicembre 2015.
Le famiglie hanno donato ciò che potevano per raccogliere i fondi per la ricostruzione: c’è chi ha donato 50 dinari (35 euro), chi ne ha donati solamente 5. Ma grazie al comitato di crisi del governo e al sostegno di tante famiglie della scuola, sono stati raccolti 4.000 denari (3.000 euro).
I bambini ora non entrano più dall’ingresso principale, ma da un foro nel muro, aperto dagli operai nel retro dell’edificio, in modo da poter accedere al riparo dai cecchini appostati attorno alla scuola. Anche un passaggio segreto ripara gli studenti dal fuoco della guerriglia, dalle bombe, dagli orrori di una guerra troppo lunga, che rischia di rubare a questi piccoli il loro futuro.

Di Silvia Noli

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