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L’appello disperato di una laureata: “Non siete un voto, VIVETE!”

L’appello disperato di una laureata: “Non siete un voto, VIVETE!”

Le bellissime parole di una studentessa in grado di dare il giusto valore alla propria vita. Ecco. Sono esattamente concetti come questi che dovrebber

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Le bellissime parole di una studentessa in grado di dare il giusto valore alla propria vita.

Ecco. Sono esattamente concetti come questi che dovrebbero essere insegnati a scuola. Svegliarsi la mattina e apprendere lezioni come queste, che poi altro non sono che lezioni di vita. Sono le parole di una ragazza, giovane. Una coetanea. Una come me, te e quel tuo amico o quella tua amica. Una che, forse, ha dedicato troppo tempo ad uno studio che alla fine del tunnel si è rivelato inutile o, comunque, ben poco soddisfacente.

Le sue parole sono il grido disperato di chi si è accorto di aver messo un libro davanti alla felicità, all’amore o, più semplicemente, alla spensieratezza di chi ha vent’anni. Io l’ho sempre pensato. Ovvio che non ne vale la pena di dire ‘no’ agli amici e ‘si’ allo studio, senza sembrare il motivetto di nessuna pubblicità. Come è ovvio che si DEVE studiare, perchè è importante e lo è davvero. E’ l’ultima arma che abbiamo contro i vecchi della burocrazia.

Però davvero, tu che leggerai le parole di una persona che, a quanto pare, sembra anche preparata e diligente, pensaci: la vita è troppo bella per essere buttata dietro ad un libro. I manuali puoi tenerli al tuo fianco, non sopra la tua testa. #FacceCaso. Ecco ciò che ci racconta:

Ragazzi, ve lo dico con una serenità che arriva da chissà dove. Non prendete questa storia di laurearvi come se fosse lo scopo della vostra vita. Io mi sono laureata due anni fa e, ormai, sto per finire la SSPL, per gli amici scuola di magistratura …. Ma ad un certo punto della mia vita credo di essermi dimenticato di vivere, facendo della laurea lo scopo ultimo, ignorando fosse il primo. Invero ( per usare terminologie che tanto amiamo ) davanti a voi ci sono strade lunghe ma percorribili, e non sarà un 18 o un 30 che deciderà le vostre sorti. Ho visto asini lodati e capacissimi 18, perché voi non siete un numero, né tantomeno il giudizio di un vecchio avvocato stanco del foro, no. Voi siete persone. Non soggetti giuridici, ma persone che a un certo punto dovranno decidere da quale parte stare, cosa e chi difendere; persone che capiranno che la Patria non vale la candela o, magari, che una famiglia o un qualsiasi sogno vale un titolo in meno. Datevi la possibilità di sbagliare.
Perché fra qualche anno, molto prima di quanto immaginiate, dovrete decidere chi siete, perché vi renderete conto che non siete ne Pagliaro, ne Marrone e dovrete scegliere chi essere. E se avete dimenticato di imparare a conoscere voi e il mondo che avete attorno, fuori dai libri e al di là dei nomen juris, capirete improvvisamente di avere preso davvero un 18, ma con voi stessi. Il principio del neminem laedere applicatelo alla vita, il nulla paena sine culpa regalatelo agli amici o al vostro amore. Non fatevi scappare l’amore, qualunque sia la sua forma o colore, uscite a mangiare un gelato. Leggete un libro, ridete, ballate, scrivete un appunto e appuntatelo allo spacchino: sognare. È adesso che in voi si formerà la rabbia o l’amore per questo studio infinito ( perché rassegnatevi: fanno leggi nuove ogni 32h, non sarete mai al passo con la follia di questo Paese!), scegliete, sì, ma ricordatevi di scegliere voi stessi. Ce la farete anche se stasera uscite bere una Tennen’s con i vostri amici, o se fate una telefonata lunga due ore. Imparate a fregarvene. Voi non siete il diritto ma siete in diritto di essere persone. Non soggetti, lo ripeto. Non voti, né numeri di matricola che necessitano di approvazione. Siete Italia, eravate Repubblica, sarete ciò che verrà. Siate pronti, siate saggi: siate felici.
In fede, una Sgm mai pentita.

(fonte: Spotted: UNIVPM)

Di _Riccardo Zianna_

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