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Il registro elettronico usato già da anni in Puglia

Grande passo avanti o illusione educativa? Di Alice Nieri L’ingegnere e professore Beppe Milillo scrive alla redazione di Orizzonte Scuola per rispond

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Grande passo avanti o illusione educativa?

Di Alice Nieri

L’ingegnere e professore Beppe Milillo scrive alla redazione di Orizzonte Scuola per rispondere a un articolo da lui letto sul sito, dove venivano menzionate alcune scuole di Milano per la presenza dell’innovativo (così sembra) appello elettronico.
Ma il prof. Milillo ci spiega invece che nell’ ITIS “Sen. Onofrio Jannuzzi” di Andria in Puglia, gli studenti sono abituati già da 7 anni a passare il badge per segnalare la loro presenza, e rimane quindi basito quando legge che nel Nord Italia il registro elettronico viene usato da così poco tempo. Secondo l’ultima valutazione fatta da Eudoscopio, l’istituto della Puglia, viene considerato uno dei migliori del Meridione, e non solo per il badge (che non viene nemmeno considerato), e risulta addirittura secondo se messo a confronto con 41 istituti di Milano. Questo grazie allo staff della dirigenza scolastica che negli anni ha svolto una continua ricerca, stando al passo con i tempi della tecnologia, e di conseguenza con gli stessi alunni, portando la tecnologia nei laboratori, ma anche scegliendo delle argomentazioni didattiche, sia teoriche che pratiche.

Questo è dimostrato anche dalla maggiore richiesta di iscrizioni annuali, a tal punto che non tutte si possono accettare per la mancanza dello spazio fisico. Secondo il professore il badge è ben voluto sia dagli alunni che dai genitori, e non solo per una sorta di controllo, ma in particolare perché tende a responsabilizzare molto di più lo studente, avvicinandolo al mondo del lavoro. L’unico dubbio è se davvero questo “controllo illimitato” sia un bene o un male per i ragazzi.

Il registro elettronico infatti permette al genitore di vedere tutta la vita scolastica del figlio tramite computer. Ora, nei panni di una mamma o un papà, questo è molto bello. Nei panni dello studente, sono contenta di aver finito la scuola. Il pensiero di essere così strettamente controllata, di non poter nascondere un brutto voto preso e studiare al massimo per sbrigarmi a recuperarlo, poter provare quell’ansia terribile nel marinare la scuola. Tutte queste piccole esperienze scolastiche, sembrano essere eliminate. Ma non solo. Il rapporto genitore/professore, già da tempo in crisi a causa di genitori “moderni” che in tutti i modi cercano di prendere le parti del figlio, oggi, con il registro elettronico, viene migliorato o distrutto? Da una parte, il registro, mostrando i voti, potrebbe addirittura evitare al genitore di andare al ricevimento, basta prendere una calcolatrice e fare la media dei voti del figlio. Forse andrebbe al ricevimento solo per replicare una media che secondo lui è stata sbagliata. E questo non andrebbe a distruggere completamente il rapporto tra il professore e il genitore? In più, tutto questo avviene in un momento in cui gli studenti cercano di far sentire la propria voce gridando che non si sentono di essere solamente un voto, mentre criticano una scuola “vecchio stampo” in cui tutto viene semplificano dando un numero. Insomma, si chiede dialogo e si risponde con una pagina online.

A quanto sembra, quindi, il registro elettronico può essere un’arma a doppio taglio. Ci avvina al mondo del lavoro o ci avvina troppo? Toglie davvero quelle piccole libertà che solo un’adolescente può avere o siamo davanti al solito cambiamento che ci spaventa, ma che a lungo andare porterà un bene? E se ci allontanasse ancora di più da quella scuola che alcuni sognano e che ancora una volta sembra rimanere un’utopia?

Di Alice Nieri

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