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Il premio Otto Naegeli va ad un oncologo ed un ematologo

Il premio Otto Naegeli va ad un oncologo ed un ematologo

Come ogni due anni viene consegnato uno dei premi più prestigiosi all'interno della nazione svizzera, che punta a premiare i migliori ricercatori che

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Come ogni due anni viene consegnato uno dei premi più prestigiosi all’interno della nazione svizzera, che punta a premiare i migliori ricercatori che hanno portato dei miglioramenti nel campo medico.

Di Lorenzo Santucci

Le università di Berna e Zurigo festeggiano. Infatti, il premio Otto Naegeli 2016 è stato assegnato a due illustri professori degli atenei svizzeri.

Finalizzato a premiare coloro che hanno contribuito alla ricerca medica tramite le loro invenzioni o intuizioni, il premio prende il nome dall’omonimo ricercatore svizzero (1871-1938) e viene consegnato ogni due anni. Inizialmente, ovvero dal 1960 anno della sua nascita, veniva attribuito ai più meritevoli nel campo medico annualmente, ma nel 1984 si è deciso di cambiare questa tradizione.

Quest’anno, ad aggiudicarsi la grande onorificenza sono stati l’ematologo Markus Manz e l’oncologo Adrian Ochsenbein, rispettivamente dell’univeristà di Zurigo e di Berna. Il primo, che dal 2009 è professore ma anche direttore della Clinica ematologica dell’Ospedale Universitario di Zurigo e figura di spicco all’interno del Centro emato-oncologico, si è distinto per il contributo che ha apportato alla comprensione delle cellule staminali del sangue.

Il suo collega, anch’egli non soltanto insegnante nella sua università ma anche primario della Clinica per l’oncologia dell’Inselspital, invece è stato premiato in quanto ha dato un grande apporto per far diventare le terapie immunologiche come le più all’avanguardia per il trattamento del cancro.

È sicuramente un grande risultato ed una soddisfazione notevole per i due professori che, oltre a ricevere uno dei meriti più ambiti tra i ricercatori medici svizzeri, sono stati ulteriormente premiati con una somma di denaro non indifferente (200.000 franchi).

Tutto ciò è sintomo che investire nella ricerca non è mai un errore, anzi bisognerebbe farlo ancor di più. Capito Italia?

Di Lorenzo Santucci

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