Tempo di lettura: 3 Minuti

Dalle fontanelle a scuola esce acqua e cloroformio

Un liceo cinese è sotto indagine per quasi 500 casi di studenti con malattie da inquinamento tossico. È caso nazionale. Di Giulia Pezzullo Clorobenzen

Controcorrente, il progetto per salvare le nostre acque. L’intervista di FacceCaso!
Più che drive-in: a Parigi i film li vedi direttamente sull’acqua!
Rinunceresti al tuo smartphone per un anno intero? E in cambio di 100mila dollari?!

Un liceo cinese è sotto indagine per quasi 500 casi di studenti con malattie da inquinamento tossico. È caso nazionale.

Di Giulia Pezzullo

Clorobenzene, cloroformio, acetone e metalli pesanti: non parliamo delle sostanze di un’industria chimica, ma del cocktail tossico che la fa da padrone in un liceo cinese a 100 kilometri da Shanghai.
Poco tempo fa, a settembre, ha aperto la Changzhou Foreign Languages School, un istituto che prepara i ragazzi ad entrare nelle università straniere di tutto il mondo. Il complesso, sfortunatamente, sorge in una ex area industriale a destinazione chimica che, non essendo stata in alcun modo bonificata, sta recando non pochi problemi agli studenti. Infatti, ben 493 ragazzi presentano da mesi i sintomi di malattie da inquinamento quali eczema, dermatite, bronchite e addirittura leucemia e linfomi. I medici che hanno condotto i test sugli adolescenti non hanno dubbi: la causa risiede in alti tassi di sostanze tossiche presenti nell’acqua e nell’aria di luoghi molto frequentati dai ragazzi. Le famiglie, che già sospettavano della non regolarità del sito in cui sorge la scuola per uno strano odore pungente avvertito nei pressi della struttura, portavano avanti già da dicembre una protesta per ottenere lo spostamento della sede scolastica.

La CCTV (importante televisione cinese) si è interessata immediatamente al caso ed è riuscita a scoprire qualcosa di assurdo: la ‘toxic school’ è stata costruita nell’area incriminata ancora prima che le indagini preliminari per stabilire l’adeguatezza del terreno e dell’aria fossero concluse. Quindi, le autorità si sono trovate a non poter più aggrapparsi alla speranza di dare la colpa alle analisi effettuate in situ e risultate idonee, anche perché il professor Liu Yangsheng, docente all’Università di Pechino alla facoltà di Scienze ambientali e Ingegneria, ha confermato che i risultati dei test condotti sull’area erano totalmente sbagliati. Si può immaginare, senza troppo sforzo, la rabbia dei genitori di tutti gli studenti che si sono ammalati a causa dell’inquinamento troppo elevato di acqua e aria nella scuola; le famiglie, infatti, erano convinte di aver iscritto i propri figli ad uno dei migliori licei del paesi per assicurargli un futuro degno di nota. Adesso, alcuni di questi ragazzi dovranno affrontare un percorso diverso, fatto di cure mediche e disagi fisici. Non è tardato ad arrivare neanche lo sdegno della popolazione cinese che si sta esprimendo da giorni a gran voce sui social network tramite commenti aspri e diretti all’incompetenza delle autorità della Cina nello gestire la questione dell’inquinamento. La città di Changzhou, dove sorge la scuola, ha indetto la “tolleranza zero” in merito al tragico evento e ha affermato di aver organizzato una riunione di emergenza per eliminare il problema in tempi rapidi. L’unica soluzione immediata e duratura sembra essere quella di spostare la sede dell’istituto in una zona idonea ad ospitare le attività didattiche e gli studenti; sarebbe molto complesso, infatti, ora come ora procedere con una bonifica dell’area in quanto la struttura, le tubazioni e le fondazioni vivono a stretto contatto con gli elementi contaminati.

È davvero inaccettabile l’inadempienza delle autorità, che dovrebbero essere competenti, per aver permesso che tanti, troppi, ragazzi si ammalassero a causa di un giorno passato nella loro scuola. Si può prendere una malattia in un posto che dovrebbe proteggere e istruire? Si può essere così lascivi e costruire una struttura su un terreno inquinato solo per stracciare le tempistiche e guadagnare in funzionalità e nel portafoglio? Questa volta la risposta non è né forse né può darsi. Questa volta la riposta è un fragoroso NO.

Di Giulia Pezzullo

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0