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Le imprese che rendono “belle” le scuole truccando i concorsi per le pulizie

Intese illecite e accordi prestabiliti condizionano i risultati della gara: l’Antitrust ora condanna mentre la Camera era già a conoscenza di tutto. D

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Intese illecite e accordi prestabiliti condizionano i risultati della gara: l’Antitrust ora condanna mentre la Camera era già a conoscenza di tutto.

Di Silvia Carletti

Il Governo e il Parlamento al momento della ratificazione dei provvedimenti scolastici adottati con la Buona Scuola, nello scorso Luglio, erano consapevoli della presenza di accordi illeciti tra le parti che hanno manipolato l’esito della selezione. Nonostante ciò, il decreto è entrato in vigore prorogando l’affidamento delle pulizie alle imprese attualmente coinvolte nello scandalo senza necessità di nuove gare fino al 31 Luglio 2016. E ora si trova in Procura.
Ma vediamo cosa è successo.

Questa storia ha origine nel 2012, quando la Consip (la società per azioni statale che risponde al Ministero dell’Economia e Finanze e che si occupa dell’amministrazione dei servizi pubblici) indìce un concorso per la pulizia delle scuole pubbliche, che vede in gioco la cifra di ben 1,63 miliardi di euro. Il territorio italiano viene diviso in 13 lotti, sui quali interverranno le relative aziende vincitrici. Tra le società concorrenti spiccano la Manutencoop Facility Management e il Consorzio Nazionale dei Servizi, che si aggiudicano la maggior parte delle regioni del centro-nord. Poco tempo dopo però l’Antitrust apre un’indagine per far luce sui programmi presentati dalle due società, e scatta anche la denuncia di Alternativa Libera, avanzata dal responsabile Massimo Artini: siamo nel 2015, e intanto alla Camera viene approvata la normativa che lascia la pulizia pubblica nelle mani di chi aveva stipulato la convenzione Consip, mentre dove tali accordi mancano, vengono protratti quelli preesistenti precedentemente firmati dalle scuole. Una delle due aziende, il Consorzio Nazionale dei Servizi, si scopre essere coinvolta in Mafia Capitale, e anche i sospetti dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato si rivelano fondati. A distanza di 9 mesi l’Autorità nazionale anticorruzione e censura (ANAC) asserisce che la gara è stata effettivamente truccata, e condanna le società implicate per aver violato le normative che tutelano la concorrenza, pena una multa del valore di 110 milioni di euro.

Adesso bisogna vedere se ci sarà l’intervento dell’Autorità giudiziaria, come auspicato da Artini, che osserva risentito come in sede di voto l’Alternativa Libera avesse già denunciato la questione in aula, senza ricevere alcuna replica: “Oggi l’Anticorruzione ha certificato che quanto dicevamo era fondato”– dichiara- “da allora sono passati nove mesi e gli italiani hanno continuato a pagare centinaia di milioni di euro per appalti prolungati illegalmente mentre aziende oneste sono rimaste fuori”.

Di Silvia Carletti

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