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La videosorveglianza nelle scuole mina la privacy di studenti e professori o controlla e tutela la loro sicurezza?

La videosorveglianza nelle scuole mina la privacy di studenti e professori o controlla e tutela la loro sicurezza?

Il Garante della Privacy rimane sulle sue posizioni: no alle telecamere negli istituti scolastici se non in casi di estrema necessità. Di Silvia Carle

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Il Garante della Privacy rimane sulle sue posizioni: no alle telecamere negli istituti scolastici se non in casi di estrema necessità.

Di Silvia Carletti

In Italia una serie di normative regola la presenza e il funzionamento delle telecamere nelle scuole: principalmente, esse sono vietate negli edifici scolastici a tutela della privacy di studenti e docenti, ma in condizioni specifiche possono essere installate previa richiesta degli istituti con scopi produttivi o/e organizzativi. Lo Statuto dei Lavoratori sancisce che gli impianti audiovisivi e gli altri strumenti dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori possono essere impiegati esclusivamente per esigenze organizzative, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale (art. 4 comma 1): nel caso specifico degli istituti scolastici, le telecamere rappresenterebbero una tutela in particolare nei confronti dei minori, che troppo spesso cadono vittime di scandali giuridici. Nel 2013 in un asilo nido erano state installate webcam finalizzate all’ acquisizione di prove per un’indagine apertasi l’anno prima: già allora il Garante della Privacy nazionale aveva posto l’accento sulla liceità dell’uso di queste tecnologie con il solo ed esclusivo scopo di raccogliere dati necessari, in accordo con i diretti interessati, e non come strumento generico di controllo e intercettazione.

La difficoltà risiede nel trovare un equilibrio fra sicurezza e privacy, la cui soglia di separazione è breve, e diverse sono le correnti di pensiero che gravitano attorno alla questione: un alunno, o un docente, che sa di essere “controllato” e supervisionato come può non sentirsi a disagio nel contesto che vive quotidianamente? E quando, invece, questi dispositivi sono necessari per la prevenzione contro illegalità e possono fungere da denuncia e da garanzia? Le petizioni arrivano in particolare dai genitori dei ragazzi che chiedono la sorveglianza nelle scuole di ogni grado, da materna a medie e superiori, contro i maltrattamenti, i soprusi e il bullismo che i giovani subiscono. Il Garante della Privacy in più interventi ha ribadito che “in generale si possono installare telecamere all’interno degli edifici scolastici, ma devono funzionare solo negli orari di chiusura e la loro presenza deve essere segnalata con cartelli. Inoltre le immagini registrate devono essere cancellate dopo 24 ore”: ciò non implicherebbe una violazione dei dati personali di studenti e lavoratori, ma date le ristrette concessioni orarie e spaziali in cui posso effettuarsi le riprese, non garantirebbe una protezione integrale per i ragazzi.

Proprio oggi, 22 Aprile 2016, si svolgerà a Bologna una conferenza organizzata dal Garante della Privacy, che verterà sulle tecnologie di controllo del lavoro, dei loro limiti e delle loro garanzie, su cui inevitabilmente ricadranno le attenzioni di sostenitori e non della videosorveglianza nei luoghi lavorativi.

Di Silvia Carletti

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