Tempo di lettura: 3 Minuti

Il 25 aprile: da valore istituzionale a semplice festa

Il 25 aprile: da valore istituzionale a semplice festa

Nato con la funzione di ricordare quello che è stato il periodo più buio della nostra storia, sta diventando una mera ricorrenza con il compito di far

Il restauro di Palmanova è giovane e made in Italy
Instagram ha un problema: la contraffazione
Tirocinio: offerta formativa all’Istat

Nato con la funzione di ricordare quello che è stato il periodo più buio della nostra storia, sta diventando una mera ricorrenza con il compito di far fare propaganda a falsi baluardi di un ideale.

Ci sono giorni che assumono un’importanza particolare per una nazione, che la stravolgono e che ne cambiano totalmente la storia, ottenuti con la lotta da parte di un popolo che sperava di creare una società diversa, che ha sacrificato la propria vita per un ideale. Uno di questi è il 25 aprile 1945, giorno in cui l’Italia viene liberata dall’occupazione nazista e dal quale ha avuto inizio un processo politico che ha portato il nostro Paese a diventare una repubblica poco più di un anno dopo. Non voglio fare alcun comizio politico, non è nelle mie intenzioni. Però oggi, 25 aprile 2016, a settant’uno anni di distanza, mi sono domandato cosa direbbe un protagonista di quei giorni se vedesse come è stata trasformata questa festa.

Istituito il 22 aprile 1946 da Umberto II, luogotenente del Regno d’Italia, su suggerimento dell’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il venticinque aprile è diventata stabilmente festa nazionale nel 1949, più precisamente il 29 di maggio. Da quel giorno in poi, ogni anno abbiamo assistito a manifestazioni ed eventi che hanno voluto celebrare il ricordo di quel giorno. Valore portante e simbolo di una politica di cui oggi non c’è più traccia, oggigiorno questa data non è altro che una mera ricorrenza della quale la sinistra, e non solo, si fa portavoce riempiendosi la bocca con parole quali antifascismo e resistenza. Nata per celebrare il valore e l’importanza della parola libertà ed il sacrificio di combattenti e civili, uniti per combattere contro il nemico, col passare degli anni si è andata perdendo quell’identità che l’ha contraddistinta. E’ vero sono cambiati i tempi, le idee e soprattutto i personaggi ma questo non giustifica il fatto che bisogna dimenticare quel che è stato. La mia non è una critica a tutte quelle iniziative che sono in programma per questa giornata, molte delle quali sono anche interessanti, ma a quella farsa alla quale siamo costretti ad assistere ogni anno. Una sinistra che si fa garante di diritti e lotte sociali giusto una volta l’anno, tanto per apparire su un palco o dietro uno striscione, non solo non ha capito il vero significato di questo giorno ma lo ha tradito amaramente. Non c’è venticinque aprile senza una vera politica improntata sulle questioni sociali. Sarebbe solamente una presa in giro. Sarebbe solamente un giorno come un altro. La trasformazione è stata piuttosto evidente. Far perdere il significato del venticinque aprile equivale a non capirne il vero valore.

Quando ho finito di rispondere al mio quesito, quello riguardo come si dovesse sentire chi quella data l’ha vissuta sulla propria pelle vedendone oggi il mutamento, ho concluso dicendomi che no, non sarebbe proprio soddisfatto.

Di Lorenzo Santucci

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0