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9 maggio 1978

9 maggio 1978

Ripercorrendo le vicende di quegli anni, raccontiamo la storia di Aldo Moro e Peppino Impastato, personaggi accomunati da una triste sorte. Concluso i

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Ripercorrendo le vicende di quegli anni, raccontiamo la storia di Aldo Moro e Peppino Impastato, personaggi accomunati da una triste sorte.

Concluso il secondo conflitto mondiale, la necessità impellente era quella di riorganizzare quell’equilibrio europeo che era andato pian piano sgretolandosi con le due guerre mondiali e diverse dittature. L’Italia dopo il 1945 era totalmente da riassettare ed urgeva creare un ordine nuovo: il primo passo fu quello di trasformare il proprio carattere da monarchico a repubblicano. Da qui, un dominio della Democrazia Cristiana caratterizzò la scena politica italiana, iniziato con il primo governo De Gasperi. I partiti della sinistra più estrema, quali quello comunista e socialista, furono estromessi dai governi proprio come ci fu richiesto dall’America, affinché anche la nostra nazione potesse usufruire del così chiamato Piano Marshall. Politiche chiare e mirate quelle che si stavano applicando in quel periodo e che altro non erano che una premessa a quella che poi diventerà la Guerra Fredda. Gli anni settanta furono senza dubbio i più difficili del nostro dopoguerra. Un malessere generale era sempre più evidente all’interno delle organizzazioni giovanili, soprattutto quelle di sinistra. Passati il ’68 ed il ’69 che videro momenti di vera tensione tra forze politiche opposte e forze dell’ordine, culminate con la tragedia del 12 dicembre 1969 alla Banca dell’Agricoltura a Milano, si pensava che questo fenomeno stesse man mano scemando. Così non era, anzi. La critica verso i partiti di sinistra tradizionali, che stavano intraprendendo una sorta di apertura politica alle forze del centro, quali Dc, e che poi porterà al Compromesso Storico voluto da Enrico Berlinguer, si faceva sempre più forte ed una componente dei movimenti studenteschi ed operai decise di passare dalla protesta alla lotta armata: nel 1970 nacquero le Brigate Rosse.
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Queste frange dell’estrema sinistra non furono mai riconosciute né giustificate dai partiti e Berlinguer, preoccupato per l’ondata di violenza che stava attraversando il Paese, chiese un maggiore coinvolgimento del Pci all’interno dei governi. Aldo Moro, segretario della Dc si mosse in questa direzione portando un nuovo esecutivo con Giulio Andreotti. Ed è qui che colpirono le Br: ogni volta che dovevano compiere una dimostrazione tutto era preparato nei minimi dettagli e nulla accadeva per caso. Quel 16 marzo 1978 infatti, quando venne rapito Moro e furono uccisi cinque uomini della scorta, era il giorno in cui Andreotti doveva presentarsi alle Camere. Non un segnale da poco. Le Brigate Rosse videro in Aldo Moro la mente pensante di quelle politiche democristiane e di centro che da circa trent’anni a quella parte sopprimevano il popolo italiano. Una sorta di vendetta quindi. La condizione per la liberazione era semplice: scambio alla pari con alcuni terroristi arrestati. Ma ciò non poteva essere possibile, in quanto se una cose del genere avesse avuto luogo si sarebbe riconosciuto politicamente il terrorismo. Pci e non si muovevano dalla loro scelta neppure neanche, ad un mese dal suo rapimento, le Br facevano sapere tramite un comunicato che Aldo Moro era stato giudicato colpevole come conseguenza a questo sarebbe stato condannato a morte. Ventiquattro giorni dopo, quella che si pensava potesse essere solo una minaccia, accadde: il 9 maggio 1978 Aldo Moro fu fatto ritrovare in Via Caetani a Roma senza vita nel portabagagli di una macchina.

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Ma il 9 maggio 1978 non fu soltanto il giorno in cui morì Aldo Moro e questo purtroppo viene troppo spesso dimenticato da media ed opinione pubblica. In questo giorno nefasto perse la vita anche Peppino Impastato, un giovane siciliano di Cinisi che si ribellò al potere di Cosa Nostra. Un potere che li stesso aveva in casa, in quanto la sua famiglia apparteneva alla mafia e per questo decise di andarsene. Fonda Radio Aut, per denunciare i crimini compiuti dalla mafia. Il successo che ha è grandissimo e, ovviamente, no può che attirarsi tutte le attenzioni anche di chi viene criticato continuamente, che abitano ad appena cento passi da casa sua. Ma Peppino va avanti, sa che quella è la strada giusta. Va avanti fino al 9 maggio 1978, quando viene assassinato; hanno fatto anche in modo che quello non apparisse come omicidio ma come suicidio ed atto terroristico che stava per compiere lo stesso ragazzo. Non potette nemmeno conoscere l’esito delle elezioni che lo vedevano protagonista: candidatosi con Democrazia Proletaria alle comunali, venne comunque votato simbolicamente ed eletto al Consiglio comunale. Un segnale questo, che la sua morte non era del tutto vana. Che la sua lotta alla mafia era stata compresa ed accolta.

Aldo Moro e Peppino Impastato. Due personaggi profondamente diversi che la storia ha deciso di accomunare proprio alla fine.

Di Lorenzo Santucci

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