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L’Aquila, i giovani e la voglia di ricominciare

L’Aquila, i giovani e la voglia di ricominciare

Tanti i progetti e le iniziative, presentate dagli studenti delle scuole superiori ed universitari, per il futuro di una città che, nonostante tutto,

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Tanti i progetti e le iniziative, presentate dagli studenti delle scuole superiori ed universitari, per il futuro di una città che, nonostante tutto, non si arrende e spera in un giorno migliore.

Di Irene Tinero

Gli studenti di diversi istituti superiori, insieme all’Accademia delle Belle Arti del capoluogo abruzzese, hanno partecipato al Convegno “L’Aquila città mutata”, giunto oramai al quinto appuntamento. Hanno preso parte all’evento anche degli esponenti dell’ANS (Associazione Nazionale Sociologi).
L’organizzazione del tutto si deve all’associazione sportiva e culturale, Atletica L’Aquila, e all’Università della città che, duramente colpita dal terremoto del 2009, è simbolo di un importante riscatto. Queste due importanti istituzioni hanno presentato, proprio in occasione del convegno, anche il terzo numero di una rivista culturale, “Quaderni in mutazione”, tematicamente molto vicina a questo evento. Il messaggio più forte di cui la testata si è resa autrice arriva dai più giovani, che richiedono a gran voce di essere ascoltati e divenire parte attiva della rinascita.
Argomento cruciale del convegno è la partecipazione attiva da parte di tutta la cittadinanza, a sostegno della quale sono stati presentati numerosi progetti per il futuro: Alberto Bazzucchi, ricercatore CRESA (Centro Regionale di Studi e Ricerche Economico Sociali), ha presentato Evoluzione della popolazione scolastica in Abruzzo e L’Aquila negli anni recenti; gli studenti del II e III B, del liceo classico “D. Cotugno”, si sono invece resi interpreti de Aquilafenice. I giovani ricominciano a volare. Il titolo di quest’ultima idea dice molto e promette bene, ma ad aver commosso il pubblico sono stati i versi di una poesia, scritta dalla studentessa Lawrence Sofia:

I raggi freddi di un Dio nascosto in nuvole evanescenti borbottano
qualche miraggio di luce su questa terra secca e rigata
da canali asciutti.

Chiunque avrebbe risparmiato un calvario simile a qualsiasi terra, ma sembra proprio che questa esperienza, per quanto terribile, abbia reso L’Aquila tutt’altro che secca, bensì feconda, pronta, incredibilmente coraggiosa.

Inoltre i ragazzi hanno affrontato insieme diversi argomenti, molti dei quali vertevano sui progetti per il futuro, di andar via dalla loro città natale per tornarci solo più avanti, ma soprattutto è emersa la voglia di uscire dall’alienazione post-catastrofe. Gli studenti hanno realizzato anche molte interviste a coetanei ed anziani, dei video in cui contrapponevano il silenzio di P.zza Duomo alle altre, chiassose, piazze italiane.

Ci si è occupati anche del territorio, a proposito del quale il prof. Franco Fiorillo dell’Accademia delle Belle Arti, ha presentato il piano “Urban Field Colors. I colori della Forma Urbana”, volto a mostrare come le nostre terre possano diventare colore attraverso un recupero “scientifico” del materiale: aiutandosi tramite un “laboratorio portatile”, il professore ha chiarito il progetto mostrando diversi campioni di terre raccolte, nel territorio di S. Demetrio o presso la Stazione delle mura civiche. Tanti anche i progetti riguardanti il Gran Sasso.

È oggettivamente bello vedere un singolo, una famiglia, un’intera comunità, come in questo caso, risollevarsi da una catastrofe, ma quando a voler ripartire sono le braccia del futuro, che si mostrano così pronte e coraggiose nel farsi carico dei dolori e della stanchezza dei più grandi, non possiamo che guardare con serenità ed ottimismo al domani.

Di Irene Tinero

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