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La non-scuola

La non-scuola

Un progetto davvero innovativo ed interessante. Quanti adolescenti avete conosciuto in vita vostra? Quanti avevano voglia di studiare tutti i giorni?

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Un progetto davvero innovativo ed interessante.

Quanti adolescenti avete conosciuto in vita vostra? Quanti avevano voglia di studiare tutti i giorni? Quanti di andare sempre a scuola, e quanti, nel percorso difficile che è la crescita, hanno perduto motivazione e forza d’animo? Da poco tempo a questa parte, c’è qualcuno che si occupa proprio di loro e delle loro motivazioni: la non-scuola, o meglio, l’ “Artademia”.

Il progetto, nato da un’idea di Silvia Pagani, serve a prendersi cura dei ragazzi difficili ridonandogli la voglia e la forza per affrontare la scuola. Una scuola alternativa, in tutto e per tutto.

La durata di “Artademia” è di 5 anni: 3 iniziali più generali, con materie di stampo umanistico e scientifico, poi altri 2 anni in cui ti viene insegnata una professione. Potrai essere artigiano, informatico, e molto altro. Qual è la novità? Non è uguale alla scuola? Beh, dubito la vostra scuola non abbia l’obbligo di frequenza. E pensate, nonostante non sia obbligatorio seguire tutti i giorni le lezioni, il numero di assenze registrato sfiora l’1%. Qualcosa di diverso, allora, qui c’è. “Nella mia esperienza”, spiega Silvia, pedagogista curativa da più di 30 anni, “ho incontrato migliaia di adolescenti che hanno chiuso con la scuola e ho sperimentato innumerevoli strategie per far fare loro pace con la cultura e l’insegnamento. Ma la scuola, per la sua impostazione troppo vecchia e legata alla teoria, non ha gli strumenti per farsi amare da questi ragazzi. Ragazzi che dietro al disinteresse, alla svogliatezza, all’indisciplina, ai compiti non fatti, hanno altro: un’estrema ipersensibilità e talenti inespressi o, peggio ancora, non riconosciuti. Riconoscere queste capacità e offrire uno stile diverso di insegnamento sono tra le nostre priorità”.

“Chiediamo ad ognuno il massimo che può dare. Sono qui perché vogliono, non perché devono”. Complimenti Silvia.

Di Giulio Rinaldi

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