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“Occupazione provvisoria”: si cerca di limitare la disoccupazione della Striscia di Gaza

“Occupazione provvisoria”: si cerca di limitare la disoccupazione della Striscia di Gaza

È una politica che tende a risanare questa grave piaga che sta investendo i giovani. La situazione tra israeliani e palestinesi è ben nota a tutti. Un

I giovani disoccupati che non vogliono muoversi da casa
Occupiamoci dei giovani disoccupati
Disoccupazione? No grazie! La soglia del dolore non è mai stata così vicina

È una politica che tende a risanare questa grave piaga che sta investendo i giovani.

La situazione tra israeliani e palestinesi è ben nota a tutti. Una vicenda che si porta dietro scorie e tensione da anni ed anni e che, ancora, non si accinge a concludersi. Ma la guerra, drammatica già di suo, non è fine a se stessa e quindi si porta dietro una serie di gravi problemi. Uno di questi: la disoccupazione.

Secondo dei dati governativi, il 45% dei giovani della Striscia di Gaza è senza lavoro. L’anno scorso la percentuale era leggermente più bassa (41%) ma era preoccupatamente in crescita a causa dei continui assedi da parte dell’esercito nemico e quelli che ne risentono di più sono i giovani tra i 20 ed i 34 anni che hanno conseguito anche un titolo di studio. Però c’è chi si prova a muovere per cercare di risolvere questa situazione. Qualche giorno fa Momoun Abu Shahla, ministro del lavoro del Governo di Riconciliazione Nazionale, tramite una conferenza ha promosso un progetto, chiamato “occupazione provvisoria”, teso ad offrire 4.000 posti di lavoro. Duemila saranno dedicati ai laureati ed i restanti ai lavoratori nel 2016. L’intento di questa politica è quello di responsabilizzare i giovani uomini e donne ad avere le conoscenze e gli strumenti necessari per inserirsi all’interno del mercato palestinese. I settori che saranno interessati saranno, forse anche simbolicamente, quelli colpiti e distrutti dall’invasione israeliana di due anni fa, ovvero turismo, istruzione, comuni ed imprese.

Fare delle considerazioni su questa tematica non è facile, specie se si sta parlando di un popolo letteralmente sottomesso da ormai troppo tempo, e si rischierebbe soltanto di scadere nell’ovvio.

Di Lorenzo Santucci

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