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Studente timido? La soluzione è SpeakUp!

Studente timido? La soluzione è SpeakUp!

Arriva l'applicazione per i più timidi. Di Irene Tinero Gli studenti del Politecnico di Losanna (Epfl) hanno constato una notevole difficoltà, per i r


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Arriva l’applicazione per i più timidi.

Di Irene Tinero

Gli studenti del Politecnico di Losanna (Epfl) hanno constato una notevole difficoltà, per i ragazzi più introversi, a fare domande o chiedere maggiori chiarimenti all’interno di classi numerose o peggio durante le lezioni universitarie dove possono dover convivere anche 400 persone.

A tal proposito è stata messa a punto SpeakUp, l’applicazione che connette classi intere e consente di fare domande, garantendo l’assoluto anonimato:

si avvale ovviamente di un feedback in tempo reale, giudicato molto utile da tutti gli insegnanti che hanno avuto modo di testarlo. “La partecipazione della classe è un aspetto importante dell’insegnamento e SpeakUp affronta la paura del giudizio degli altri che alcuni studenti possono avere” ha detto Adrian Holzer, uno dei creatori dell’app.

È possibile inoltre dare un voto alle domande poste e giudicare quali siano più pertinenti: inoltre i ragazzi possono commentare e partecipare alle discussioni, mentre i docenti possono modificare il programma della lezione in base agli interventi degli alunni. “L’interazione aiuta gli studenti ad imparare, ma è anche essenziale per l’insegnante che sa subito cosa funziona e cosa no” ha spiegato il professore Dennis Gillet.

Questa non è la prima applicazione realizzata dal Politecnico di Losanna, che ne ha lanciata un’altra molto simile: si chiama Clicker ed ha l’obbiettivo di migliorare l’insegnamento e la relazione tra gli studenti durante le lezioni.

Ottima invenzione che ci auguriamo risulti molto utile per i più timidi, ma a voi non mette tristezza tutto questo?
Qualsiasi persona teme, chi più chi meno, il giudizio degli altri, ma dobbiamo trovare il coraggio di alzare un dito e fare una domanda. Al massimo possiamo dire qualcosa di poco illuminante o provocare l’ilarità di qualcuno. La vita potrebbe riservarci prove molto più grandi un giorno e sarebbe bene non farsi trovare così impreparati.
È davvero un aiuto per i ragazzi più schivi? O potrebbe diventare una forma di schiavitù? “C’è l’applicazione che ci pensa per me”, direbbe qualcuno.
Potresti fare la domanda del secolo e ti nascondi dietro l’anonimato? La timidezza è sana e normale, ma non lasciare che un limite offuschi le tue brillanti capacità.
Il voto alle domande? Come possiamo pretendere di incoraggiare le persone ad essere se stesse se ogni cosa si riduce ad una votazione, un’etichetta, un posto in classifica che dice chi sei?

Non credo che un sistema simile sia di aiuto, anzi lo trovo piuttosto deleterio, un modo per incrementare le nostre paure. Al limite potrebbe essere utile nelle aule universitarie con molti studenti, dove fare una domanda è, praticamente, difficile.

D’altro canto trovo sia un sostegno notevole per gli insegnanti, che hanno così modo di capire meglio difficoltà e interessi dei propri alunni; però questo è il loro lavoro e potevano farlo anche prima, senza applicazione.
Clicker per migliorare il rapporto tra studenti? Dico, ma scherziamo? Posate immediatamente quello smartphone e comunicate con il tizio sconosciuto accanto a voi: oggi uno, domani un altro, tempo una settimana avrete una comitiva di “umani”.

È giusto che il progresso si spinga sempre più avanti e che le tecnologie migliorino le nostre vite, ma non perdiamo l’umano, quel contatto che ci permette di essere vivi.

Di Irene Tinero

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