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Un licenziamento costato 25mila euro

Un licenziamento costato 25mila euro

Arriva una sentenza storica che bandisce le discriminazioni sul lavoro per l'orientamento sessuale. Condannato istituto scolastico religioso. Nel lugl

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Arriva una sentenza storica che bandisce le discriminazioni sul lavoro per l’orientamento sessuale. Condannato istituto scolastico religioso.

Nel luglio 2014,

un’insegnante dell’Istituto Paritario Sacro Cuore di Trento si è vista licenziare dalla direttrice suor Eugenia Libratore perché ritenuta omosessuale.

Infatti, secondo alcune voci di corridoio proveniente da colleghi e famiglie degli studenti, la docente avrebbe avuto una convivente donna; questo pettegolezzo non poteva di certo essere tralasciato da una persona di chiesa e, così, partì la convocazione.

La dirigente scolastica chiese alla professoressa di smentire o di confermare le dicerie e, dopo il rifiuto della donna di dare spiegazioni sulla sua vita privata, se ne lavò le mani dicendo: “Non farlo equivale ad asserire di essere omosessuale. Come dirigente dell’Istituto ho problemi a rinnovare il contratto ad una persona ritenuta omosessuale“. Tuttavia,

la preside sottolineò che se la docente avesse riconosciuto nell’omosessualità una malattia o un problema, sarebbe stata disposta a chiudere un occhio.

L’insegnante si rifiutò categoricamente provocando l’immediato licenziamento dall’istituto.

La denuncia fu immediata e il Tribunale di Rovereto prese in carico il caso, che prevedeva sia l’accusa di discriminazione a singolo sia quella a collettivo. In merito a ciò, l’Istituto Sacro Cuore si vantava dell’impossibilità di assumere personale omosessuale in quanto ritenuto non idoneo all’insegnamento a minori. Il giudice del lavoro che ha seguito il caso ha da poco stabilito che il fatto consiste in un reato ed ha, di fatto, pronunciato la prima sentenza per punire la discriminazione di un lavoratore per il suo orientamento sessuale. Pertanto ha detto: “La docente ha subito una condotta discriminatoria tanto nella valutazione della professionalità, quanto nella lesione dell’onore“.

La sanzione imposta alla scuola è di 25mila euro

per danni patrimoniali e non patrimoniali. A questa, va aggiunta la multa di 1500 euro da pagare sia alla Cgil sia all’Associazione radicale Certi diritti” poiché il licenziamento indebito ha provocato un danno a chiunque volesse fare domanda di assunzione in quell’istituto. La scuola, cavalcando una fumosa onda di giustificazioni, ha dapprima dichiarato che i servizi della professoressa non erano più necessari; in seguito, ha ammesso che il mancato rinnovo di contratto era frutto della necessità di tutelare gli studenti, versione che poi ha lasciato spazio a presunte condotte improprie della docente. La donna, infatti, è stata anche accusata di aver parlato in classe di argomenti inerenti al sesso.

La sentenza è storica e, come afferma anche il presidente dell’Associazione Certi diritti, “sarà patrimonio di tutti“. Il segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti, inoltre, ha aggiunto: “Si tratta di una sentenza importante che ribadisce come il diritto alla libertà di religione non significhi diritto a discriminare. Un concetto che nel nostro Paese è bene ripetere spesso“.

Di Giulia Pezzullo

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