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Cara Commessa ti scrivo

A pochi giorni dall'inizio dei saldi sarebbe buona norma acquisire piena consapevolezza e non scegliere i negozi solo sulla base della percentuale di

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A pochi giorni dall’inizio dei saldi sarebbe buona norma acquisire piena consapevolezza e non scegliere i negozi solo sulla base della percentuale di sconto.

Di Irene Tinero

Martina è una commessa, o addetta alle vendita, come la inquadra il contratto: lavora per una nota azienda di abbigliamento, della quale, per cautela, ci riserviamo di rivelare il nome. Siate acuti e leggete tra le righe.
Ha avuto il coraggio di denunciare ad un giornalista le condizioni lavorative che si affrontano ogni giorno in tanti negozi: ma non ha raccontato la sua storia, bensì quella delle colleghe Elena, Stefania, Marta e molte altre.

  • Marta ha sconfitto il cancro e questa vittoria le ha dato ancora più forza per guardare al domani: si è sposata, ma lei e l’uomo della sua vita non vivono nella stessa città. Il caso (o la sfiga, fate voi) ha voluto che il marito risieda nello stesso posto dell’oncologo di Martina. Se solo le venisse accordato il trasferimento che chiede da tempo, la sua vita ne gioverebbe sia a livello affettivo che fisico: il cancro non basta sconfiggerlo, bisogna anche sottoporsi a terapie successive. Il Mega-marchio continua a rispondere NO, come se la vita non fosse stata già abbastanza canaglia.
  • Elena è affetta da sclerosi multipla e da quando lavora per la suddetta azienda le sue condizioni sono peggiorate fino a raggiungere il 74% di invalidità.
    Il suo negozio chiude alle 23, perché ovviamente siamo arrivati al punto (di non ritorno) in cui si dice si a qualsiasi libertà, anche quella di acquistare una maglietta o un bikini alle 11 di notte, d’altronde chi non ne ha bisogno? Senza certe concessioni come potremmo emulare “the american dream”, del quale non riusciamo proprio ad evitare gli aspetti più negativi? (attendo con ansia la legalizzazione delle armi). Riflettete su tutto questo quando entrate nei supermercati in piena notte per motivi del tutto inutili.
    Tornando ad Elena, c’è voluto un anno di lotte da parte dei suoi colleghi per far si che le fossero concessi turni meno pesanti, massimo fino alle 21: un anno.
    Io, una persona che lotta così tutti i giorni, me la terrei bella stretta.
  • Stefania ha una figlia disabile, pertanto rientra nella Legge 104. Cerca il più possibile di barcamenarsi tra famiglia e lavoro, ma talvolta deve necessariamente assentarsi: una volta succede che Stefania torna al lavoro dopo un’assenza, a causa di un ricovero straordinario della bimba, e scopre che il giorno precedente non le verrà retribuito. L’azienda si giustifica dietro l’etichetta di “assenza ingiustificata”.

Il problema è che aziende del genere, dalla A alla Z, continuano a crescere, ad aprire nuovi punti vendita, nella totale noncuranza e puntano ad assumere solo giovani, come se noi fossimo immuni da malattie.
Il solo modo che si ha per contrastare aziende del genere è divenire cliente e dipendente consapevole: non comprate più nei negozi dove sapete di “maltrattamenti” simili ai danni del personale, se il datore di lavoro non acconsente a darvi quanto vi spetta di diritto inviate curriculum altrove perché non è vero che “tutto il mondo è paese”. Ragionate perché siete il loro pane e in quanto tali siete più determinanti di quel che potreste credere.

Ah, solo un’ultima cosa, il giorno di inizio dei saldi andate al mare signori miei!

Di Irene Tinero

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