Tempo di lettura: 2 Minuti

Triplicato il numero dei giovani in povertà assoluta

Triplicato il numero dei giovani in povertà assoluta

La recessione forse è finita ma la povertà resta. Di Stefano Di Foggia Dati allarmanti emergono dall'ultimo rapporto Istat: nel 2015 le famiglie in co

Maturità: ansia, caffè e sigarette!
Lavoro: chi vince tra “giovani” e “vecchi”?
Sale la disoccupazione giovanile, i dati ISTAT

La recessione forse è finita ma la povertà resta.

Di Stefano Di Foggia

Dati allarmanti emergono dall’ultimo rapporto Istat: nel 2015 le famiglie in condizione di povertà assoluta sono state pari a 1 milione e 582mila, per un totale di 4 milioni e 598mila indizi. Il dato più alto dal 2005 ad oggi.
Secondo lo studio, l’incidenza della povertà assoluta si mantiene sostanzialmente stabile sui livelli stimati negli ultimi tre anni, cresce invece se misurata in termini di persone.
Più colpite le famiglie numerose e in particolare quelle del mezzogiorno, ma il dato che fa più riflettere riguarda i giovani.

Il report Istat indica che i giovani in povertà sono addirittura triplicati durante la crisi, gli effetti della recessione sembrano essere ricaduti su questa fascia d’età più che sulle altre.

L’anno scorso i ragazzi tra i 18 e i 34 anni in condizione di povertà assoluta hanno superato il milione. Quasi un ragazzo su dieci, mentre nel 2005 l’incidenza era appena del 3,9%.
Se questi numeri vengono comparati con quelli che riguardano altre fasce d’età ci si accorge che i giovani in povertà sono circa il doppio degli anziani. Tra gli over 65 l’incidenza della povertà relativa migliora e si attesta all’8,65% rispetto al 9,8% del 2014.

La situazione appare inarginabile e sembra difficile trovare risposte immediate ed efficaci. Negli ultimi giorni si è discusso del problema alla Camera, dove è stato approvato l’emendamento della deputata Donata Lenzi (PD), che delega il Governo all’introduzione di “una misura nazionale di contrasto della povertà” denominato dalla stessa Lenzi “reddito d’inclusione”.

Una misura che non ha trovato tutti d’accordo, l’M5S si è opposto a quello che ha definito una “truffa semantica” e un “finto reddito”.

Di Stefano Di Foggia

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0