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Le cose che abbiamo in comune: la disoccupazione

Le cose che abbiamo in comune: la disoccupazione

Nel mare dei senza lavoro sono compresi tanto i giovani, quanto gli adulti: siamo, indistintamente, dell'ottima carne da macello per studi a sfondo so

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Nel mare dei senza lavoro sono compresi tanto i giovani, quanto gli adulti: siamo, indistintamente, dell’ottima carne da macello per studi a sfondo sociale, ma come sempre, una nota positiva c’è.

Di Irene Tinero

Il Sole24Ore insieme al Centro Studi Datagiovani ha posto a confronto la condizione lavorativa degli under 30 e degli over 50, nei 28 paesi europei, Inghilterra scissionista compresa.
Si sa che a noi piacciono i primati, ma solo quelli tristi, e siamo il Paese con il gap maggiore tra le due categorie.

Il tasso disoccupazione under 30 è quattro volte superiore a quello over 50, rispetto alla media UE.

Il solo rimedio a questa situazione è il “Jobs Act” ma “l’unica vera cura contro la disoccupazione è la crescita”– commenta Ilaria Masella, economista del The Conference Board, istituto di ricerca internazionale.
Come può un contratto lavorativo che di indeterminato ha solo la precarietà rilanciare la crescita economica di un Paese?

Ma non finisce qui, siamo primi anche in merito alla carriera:

1 under 30 su tre riveste posizioni di rilievo, contro il 52% del “personale maturo”.

Se fare carriera è praticamente impossibile, mettiamoci pure che i giovani impiegati a breve termine (meno di 12 mesi) pesano 6 volte tanto gli over 50 (media europea 4,8 volte).

Se non siete ancora demoralizzati a sufficienza sentite cosa ha da dire Stefano Scarpetta, direttore per l’occupazione e gli affari sociali dell’Ocse: “I primi 10 anni di vita professionale sono decisivi per la prospettiva di carriera, durante tutta la vita lavorativa”.
Stando così le cose, io a 23 anni, ho perso già 2, di questi decisivi, primi 10 anni.

Le misure per arginare dati simili sono Jobs act e Garanzia Giovani, ergo “lasciate ogni speranza voi ch’entrate”.

Ma è qui che arriva la nota positiva di cui si parlava in principio:

l’Italia è al primo posto per autoimprenditorialità, aggiungerei possibile per chiunque abbia dei genitori in grado di sostenere i figli, ma anche questo è comunque un inizio.

Grandi opportunità derivano dal web e l’economia digitale. Un piccolo neo c’è e riguarda la mancata assicurazione di disoccupazione, malattia, pensione ed altro, ma come sempre “ci accontentiamo”.

Sapevate che il lavoro nel fine settimana o notturno è definito “asociale“? Conosciamo tutti il perché. L’occupazione giovanile in questo settore è 1,3 volte superiore a quella dei senior.
Il fatto di essere disposti a sacrificare il nostro tempo libero, e con lui i nostri 20 anni, ha fatto in modo, almeno questo, che dalle nostre persone fosse definitivamente estirpata l’etichetta di “bamboccioni”.
E qui ci accontentiamo di nuovo.

Di Irene Tinero

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