Liguria come specchio dell’Italia: clandestini tra furti, criminalità e sospettati di terrorismo. Stessa regione, stessi protagonisti, tre storie dive
Liguria come specchio dell’Italia: clandestini tra furti, criminalità e sospettati di terrorismo.
Stessa regione, stessi protagonisti, tre storie diverse.
Da un lato un gruppo di cinque ragazzi di origine marocchina che per giorni hanno perseguitato senza scrupoli i bagnanti delle spiagge in provincia di Savona derubandoli con violenza.
Dall’altro la Prefettura di Savona che revoca, per attività di “accattonaggio”, il diritto all’accoglienza ad un immigrato nigeriano richiedente protezione internazionale.
Ed infine, l’arresto di due uomini di nazionalità marocchina nel Savonese per traffico di stupefacenti e per un messaggio inviato tramite Whatsapp contenente la foto di una giovane ragazza con un mitra in posizione di tiro. Le indagini sono ancora in corso per capire se c’è qualche collegamento con attività a finalità terroristiche.
Ecco dunque un dipinto di come vivono gli stranieri in Italia: furti, elemosina, detenzione di stupefacenti e antiterrorismo.
Sono molteplici gli ingranaggi che non girano nel meccanismo dell’immigrazione in Italia e, è doveroso ammetterlo, non sempre per colpa dell’Italia stessa.
Chi arriva in Italia è purtroppo sempre una vittima di ciò che trova nel nostro Paese, ma nondimeno noi cittadini soffriamo dell’emergenza migranti.
Ma allora chi è il carnefice? E’ il meccanismo stesso.
Un connubio disastrato tra la mentalità chiusa di chi sbarca sulle nostre coste che si integra con difficoltà nella società, le politiche di integrazione non sufficienti a colmare il divario tra culture troppo diverse, le organizzazioni criminali che reclutano sin dall’inizio persone disposte a tutto pur di lavorare, la scarsa collaborazione degli altri Paesi europei in materia d’immigrazione, le infiltrazioni terroristiche e poi altri mille ingranaggi fermi.
E così l’Italia affonda, sempre più carica di passeggeri e con sempre meno mezzi per sopravvivere. E non conta che tu sia italiano o no, se il Paese affonda, tu affondi con lui.
In Lombardia, secondo un dato calcolato dall’assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali, i richiedenti asilo che la regione ospita sono quasi 18mila.
I fantasmi li chiamano, e lo sono davvero. Non perché non abbiano un’importanza per noi, ma perché non tutti hanno un volto, perso tra le migliaia di richieste che sembrano non fermarsi mai.
Così le nostre strade sono popolate da ombre intorno alle quali ruotano xenofobia, criminalità e sempre meno speranza in ciò che pensavano potessimo offrirgli, mentre noi camminiamo con la mano ben ferma per proteggere le tasche.
Siamo un Paese esasperato e l’esasperazione, si sa, è contagiosa.
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