L’ennesima conferma del fallimento della Buona Scuola: una cattedra su tre sarà coperta da supplenti. Nelle scuole italiane, quest’anno la confusione
L’ennesima conferma del fallimento della Buona Scuola: una cattedra su tre sarà coperta da supplenti.
Nelle scuole italiane, quest’anno la confusione regna sovrana.
Un posto su tre messo a concorso docenti non verrà mai assegnato.
“Mancano 10 giorni al termine per approvare le graduatorie e procedere alle nomine in ruolo dei vincitori. E’ trascorso il 93% del tempo disponibile, ma le graduatorie pronte sono solo il 20% (al Centro Italia solo il 6%, il dato peggiore)”.
Questo sapete che significa? Ve lo spiego subito. 1579 posti, uno su tre, nell’arco del triennio non potranno essere assegnati a vincitori e andranno quindi coperti dai supplenti oppure dai docenti della stessa classe di concorso in lista di attesa nelle graduatorie ad esaurimento.
L’ennesima conferma del fallimento della Buona Scuola, a maggior ragione se andiamo a considerare che delle 103mila assunzioni promesse per l’anno 2015/2016, il Miur è riuscito ad effettuarne solo 87mila e 600.
Sotto accusa l’algoritmo che gestisce i trasferimenti “senza nessun criterio, con errori macroscopici”, denuncia la Cisl della Lombardia. “Tutto questo – prosegue – ha generato più di 5000 richieste di conciliazione (accettate dall’amministrazione per il 40% circa)”.
Il risultato? “Gli organici hanno seguito rotte quanto meno fantasiose e soprattutto sono stati determinati in modo opinabile. La necessità di sistemare una serie di docenti che, altrimenti, avrebbe dovuto trasferirsi all’altro capo della penisola, ha indotto a dilatare gli organici delle regioni meridionali, zona di provenienza di un gran numero di insegnanti. Così, mentre alla Lombardia che cresce di 5229 alunni si tagliano 227 docenti in organico, i casi più eclatanti sono la scuola primaria e per il sostegno, in altre regioni (Sicilia e Sardegna ad esempio) quasi si raddoppiano i posti dell’organico di sostegno per rendere possibili le assegnazioni provvisorie”. #FacceCaso.
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