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Dirigere 21 scuole e 3mila alunni? A quanto pare si può

Dirigere 21 scuole e 3mila alunni? A quanto pare si può

Non è Wonder Woman, ma una donna di 45 anni con una grande passione per il suo lavoro. #FacceCaso. Paola Bellini, 45 anni anni e una passione, quella

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Non è Wonder Woman, ma una donna di 45 anni con una grande passione per il suo lavoro. #FacceCaso.

Paola Bellini, 45 anni anni e una passione, quella per l’insegnamento. Sommando ai 13 edifici della assegnazione provvisoria la dirigenza come reggente dell’istituto comprensivo di Vescovato, in provincia di Cremona, si arriva a 21. Un vero e proprio record record italiano come ha segnalato il presidente dell’associazione presidi della Lombardia Massimo Spinelli. “È solo il terzo anno che sono dirigente scolastico, e mi sono detta non è cosa da poco. Ma non potevo tirarmi indietro: conoscevo benissimo l’Istituto di Vescovato, ce lavorato per anni come docente, e c’è stata una mobilitazione per spingermi occupare quel posto rimasto vuoto.” 



Dal 31 agosto, Paola è entrata a far parte dei 1233 presidi che devono barcamenarsi tra migliaia di alunni, professori e centinaia di scartoffie. “Passo ore ore in macchina. Vado da una scuola all’altra per incontrare i docenti, assolvere i compiti burocratici, mandare avanti progetti, farmi conoscere anche dei miei 3000 alunni. E quello che non riesco a fare dal vivo, cerco di risolverlo al telefono: ho una scheda e limitata, così posso chiamare c’è bisogno di me. Rimborsi spese? Non ce ne sono: credo che quei 700 € lordi che dovrei avere in più in busta paga a fine mese serviranno a coprire le spese”.

La sua giornata tipo? Reperibile 24 ore su 24. “Prima di tutto ci sono gli appuntamenti con sindaci, genitori, insegnanti, poi non realizzazione scolastica, poi il vaglio della progettazione e poi poi devo andare a casa e provare a mettere su qualcosa per cena. Ci chiamano preside sceriffo e invece io e tanti altri colleghi lavoriamo senza sosta per fare il tutto. Ci troviamo ogni giorno a dover risolvere emergenze, siamo responsabili legalmente dell’istituto, garanti della formazione, datori di lavoro, ma non siamo equiparati come contratto agli altri dirigenti statali. La riforma buone intenzioni ma il tardi ci hanno penalizzato tantissimo: io stessa diversi buchi di professori e l’anno scorso sono dovuta andare a tenere una classe per non lasciar la scoperta. Se penso ai dirigenti che hanno solo una scuola, mi viene un po’ di rabbia. Ma non ho il tempo di soffermarmi. Sinceramente? Ogni tanto ci sentiamo lasciati da soli”.



E allora come come si fa, nonostante tutto, ad andare avanti e presentarsi al lavoro con il sorriso stampato sulla faccia? “La passione. Quando vedo 300 bambini che mi vengono incontro passa lo sconforto. E poi c’è la mia famiglia. Sa cosa mi ha fatto scrivere mio marito dietro l’iPad che mi ha regalato? Più del mio meglio non posso fare”.



Di Francesca Romana Veriani

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