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Ecco com’è andata la nostra autogestione

Ecco com’è andata la nostra autogestione

Dicembre è stato un mese molto denso: tra interrogazioni e compiti in classe è poi arrivata un po' di pausa. L'autogestione è attesa, osannata, e acc

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Dicembre è stato un mese molto denso: tra interrogazioni e compiti in classe è poi arrivata un po’ di pausa.

L’autogestione è attesa, osannata, e accolta come un’ancora da qualunque studente quando gli insegnanti, agli sgoccioli di Dicembre, non sembrano essere disposti ad arrendersi all’imminenza delle feste e anzi, corrono a spron battuto con il programma.

Il preside Pedullà l’ha concessa ai ragazzi del Tasso, che dal 16 al 22 Dicembre hanno organizzato lezioni alternative, leggere come una Rap Battle o più impegnate come la conferenza tenuta da un medico chirurgo di Emergency. Fra gli ospiti più attesi ci sono stati il giornalista Aldo Cazzullo, che scrive per il Corriere della Sera, il vincitore del Premio Strega Edoardo Albinati, e il regista Walter Pagliaro.

Al Tasso ha avuto un ruolo importante anche l’orientamento verso l’università: sia ex-alunni da poco diplomati, sia professionisti, hanno parlato delle proprie esperienze, dando un ulteriore aiuto ai diplomandi indecisi.
L’articolo potrebbe terminare qui, sono onesta. Tuttavia sarebbe ipocrita che io limassi sui lati meno seriosi della didattica alternativa, a questo punto. Perderei di credibilità. Io che l’ho vissuta per la prima volta, ho conosciuto più sfaccettature dell’autogestione. Non è paragonabile al metodo scolastico anglosassone per esempio, come erroneamente si può pensare. Ci sono alunni che disconoscono l’autogestione; è facile trovare questi ultimi in un angolo della scuola, al riparo dalle voci chiassose, magari con un libro in mano.

Altri, soprattutto i più grandi, la vivono come una consuetudine cui ormai hanno fatto l’abitudine. Ed è tanta la loro naturalezza nell’aggirarsi nella scuola quanta l’eccitazione dei primini, appena usciti dalle mura strette delle scuole medie. Gruppetti si ammucchiano attorno ai mazzi di carte, che a Gennaio inevitabilmente riempiono i cassetti delle cattedre. Merende di varie culture (l’importante è che si mangi) sono mete gradite, i dibattiti del calibro del leggendario “Panettone contro Pandoro” si sprecano.

Ma non è un problema.

Non è un problema che l’autogestione non abbia solo il fine di istruire, perché è la scuola stessa che non può e non deve rientrare in questi ranghi. La scuola è anche ricreazione, dialogo, confronto. La didattica alternativa sopperisce alle mancanze delle lezioni canoniche, che risultano a volte soffocanti e stressanti per i ragazzi.
Oltre a essere una rottura della routine ben accetta, l’autogestione è quindi un’occasione di socializzazione, ma anche di solitudine, apprendimento e svago. Ed è giusto che io ve l’abbia raccontata senza mutilarla o toglierle credito, perché è così che piace agli studenti ed è così che noi la viviamo.

Di Flavia Fabi

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