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La ricerca in Italia da letteralmente i numeri

La ricerca in Italia da letteralmente i numeri

Dall’ultima VQR stilata dall’Anvur alcune tra le migliori università italiane per la ricerca risultano in bassa posizione: il fatto è stato denunciato

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Dall’ultima VQR stilata dall’Anvur alcune tra le migliori università italiane per la ricerca risultano in bassa posizione: il fatto è stato denunciato da Giuseppe Mingione, uno dei matematici più citati al mondo, che ci spiega anche il perché di tutto questo.

È vero che in Italia l’attività di ricerca quasi non è valorizzata, tanto da spingere moltissimi connazionali a cambiare paese dove esiste un maggior apprezzamento del loro lavoro e soprattutto un sostegno economico più solido.

Il problema non riguarda però solo il rapporto esterno con le altre realtà di ricerca ma anche i rapporti interni tra le università impegnate in questa attività, non valorizzate e spesso schiacciate da università più grandi ma in realtà meno attive sul campo.
La denuncia arriva, non inaspettatamente, da Giuseppe Mingione, Professore di Matematica all’Università di Parma e uno dei matematici più apprezzati ed influenti al mondo. Insomma uno che potendosi permettere di parlare quando e come vuole allo stesso tempo non lo fa mai a sproposito.

Questa volta il Professor Mingione, uno che solo poco tempo fa aveva addirittura scritto al Presidente dell’ANAC Raffaele Cantone per denunciare lo stato corruttivo all’interno delle università italiane, critica aspramente la recente “Valutazione della Qualità e della Ricerca”, stilata dall’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca.

L’esperto afferma che risultano danneggiate determinate università piuttosto che altre, in quando risultanti in una posizione in graduatoria più bassa, senza rispecchiare il dato reale e provocando la perdita di importanti occasioni di ricevere i relativi fondi destinati alle migliori università per la ricerca.

Il matematico infatti denuncia che: “La classifica delle università italiane al top nella ricerca che è stata pubblicata qualche giorno fa dall’Anvur non riflette la vera qualità del lavoro svolto nei vari dipartimenti. I metodi adottati per stilarla premiano la mediocrità e cancellano l’eccellenza”.
Infatti il dipartimento del Professor Mingione, il migliore in Europa e sesto in tutto il mondo, non visualizza nemmeno tra le prime venti università italiane, mentre si trovano tra le prime università atenei praticamente sconosciuti come il Kore di Enna.

Una spiegazione viene data direttamente dallo stesso matematico che afferma: “Non è che i valutatori abbiano lavorato male, né tanto meno che qualcuno abbia truccato i conti. È il sistema ideato dall’Anvur che è bacato. L’errore principale è stato di richiedere a tutti i ricercatori di presentare lo stesso numero di prodotti: due in tutto. Una procedura insensata, perché chi ha molti lavori non può farli pesare per controbilanciare l’attività di chi fa meno ricerca” […]

Tuttavia Daniele Checchi, del Consiglio Direttivo dell’Agenzia per la Valutazione da una spiegazione chiara a tale fatto, commentando che “tutta la procedura di valutazione dell’Anvur è stata concepita fin dall’inizio per fornire al ministero un quadro aggiornato dei punti di forza e di debolezza degli atenei, non per premiare le eccellenze”.
Sta di fatto che il sistema ideato può sembrare, almeno “prima facie”, altamente lesivo per chi fa attività di ricerca nel migliore dei modi e si ritrova poi nelle ultime posizioni in classifica, vedendosi riconosciuto nessun merito; commenta infatti il Professor Mingione: “Che strano Paese che è l’Italia, tutti si riempiono la bocca della parola eccellenza e poi, quando si arriva al dunque, si disegnano dei meccanismi che sembrano fatti apposta per distruggerla”.

Di Lorenzo Maria Lucarelli

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