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Ecco come il teatro mi ha cambiato la vita

Ecco come il teatro mi ha cambiato la vita

Ecco cosa ha lasciato il teatro nella vita di Chiara. Da due anni ormai non faccio più teatro, ma ci sono delle cose che quell’esperienza mi ha ins

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Ecco cosa ha lasciato il teatro nella vita di Chiara.

Da due anni ormai non faccio più teatro, ma ci sono delle cose che quell’esperienza mi ha insegnato che porto nel mio bagaglio personale.

A teatro ci hanno insegnato ad improvvisare: ci facevano mettere in mezzo alla stanza e ci dicevano: “ora improvvisa qualcosa”. La maggior parte di noi all’inizio non sapeva proprio cosa inventarsi e stavamo lì, impalati, aspettando che un’illuminazione venisse dal cielo.
Ed ecco allora che la maestra cominciava con la sua frase preferita: “Chiara, stai con quello che c’è!”, ovviamente all’inizio mi dava abbastanza sui nervi, non ne capivo il significato. Insomma io, in mezzo ad una stanza, con una serie di occhi puntati addosso e una che mi dice “stai con quello che c’è! Stai con quello che c’è!” ma che voleva dire?

Con il tempo l’ho capito, e ho imparato ad improvvisare. In quel momento davanti a tutti dovevo stare con quello che avevo dentro, dovevo mostrare agli altri quello che stavo sentendo. Scrivendolo mi sembra ancora una cosa mistica senza un vero significato, meglio fare un esempio: in quel momento, molto probabilmente, mi vergognavo di essere lì e di non sapere come muovermi e che cosa dire, oppure ero infastidita dalla situazione, o ancora, avrei voluto scappare a gambe levate e non vedere mai più nessuna di quelle persone che avevo davanti. Ecco, tutto quello che dovevo fare era riuscire a trasformare in qualcosa di teatrale quel sentimento, metterlo in scena e far sì che arrivasse agli altri.

Una situazione del genere mi è capitata qualche giorno fa: nel momento in cui mi è stato chiesto “Chiara, mandami qualcosa che hai scritto tu per mostrarmi cosa sai fare”, il mio primo pensiero è stato “bene! e adesso cosa mi invento?!”, effettivamente non scrivo un testo indirizzato ad un pubblico dalla seconda prova della maturità. Allora che faccio se non stare con questo dubbio esistenziale e, questa volta, trascriverlo su carta invece che metterlo in scena?!

Ho capito che tutti gli insegnamenti che riceviamo servono a qualcosa, che tutte le esperienze lasceranno un segno nella nostra testa e che ci ritorneranno utili quando meno ce lo aspetteremo.
Ho sempre adorato scrivere e mi ha sempre dato grandi soddisfazioni; alla fine la scrittura è una forma di arte tanto quanto il teatro e la creatività ne è l’ingrediente principale.

Di Chiara Zane

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