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Quanto è facile sbagliare: ecco cosa succede al nostro cervello. Parliamo di Bias

Quanto è facile sbagliare: ecco cosa succede al nostro cervello. Parliamo di Bias

Bias di conferma ed analisi delle informazioni: vi spieghiamo il processo che regola il funzionamento del nostro cervello senza che noi ce ne accorgia

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Bias di conferma ed analisi delle informazioni: vi spieghiamo il processo che regola il funzionamento del nostro cervello senza che noi ce ne accorgiamo.

La nostra mente non è infallibile. Non siamo sempre oggettivi (per quanto un individuo possa
esserlo) nei giudizi che formuliamo riguardo ciò che ci circonda e, spesso, ci capita di sbagliare.
Questi errori di valutazione prendono il nome di “bias”.

Avete mai pensato a quanto sia difficile doversi ricredere su qualcosa, o qualcuno, su cui ci siamo
già formati un’idea ben precisa?

Ecco, questo fenomeno prende il nome di

“bias di conferma”:  una tendenza dell’uomo a cercare di
rafforzare le proprie convinzioni prendendo in considerazione esclusivamente le informazioni che le confermano, senza considerare quelle che le disconfermano.

Detto in altri termini, è come se la nostra mente filtrasse solo ciò che è utile a confermare le nostre
credenze, scartando, anche inconsciamente, tutte le altre informazioni che le possono minare.

In ambito sociale, questo bias può essere un potente strumento di persuasione delle masse: pensate,
per esempio, al pregiudizio e a come può essere alimentato dai media, dai politici o da altre figure sociali di riferimento.

Pensate a come il pensiero di una grande fetta di mondo possa essere influenzato sfruttando questo errore di analisi delle informazioni.

E nessuno ne è immune. Al di là delle differenze individuali, al di là dell’apertura mentale e dell’intelligenza personale, tutti noi siamo soggetti a questo errore cognitivo.

Ma c’è un antidoto: la razionalità, il pensiero critico. Lo sviluppo di un pensiero atto a falsificare le proprie credenze, piuttosto che a confermarle, è l’unica via per non cadere nella trappola del
confirmation bias.

Vi faccio un esempio stupido, prendendo due nomi a caso: se Stefano mi dice che Marco, il nuovo
arrivato in classe, è uno snob perché non saluta mai, io tenderò a valutare Marco come snob perché
effettivamente è raro che mi saluti, quando invece il motivo per cui non lo fa potrebbe essere
un’eccessiva timidezza o la paura del giudizio sociale.

In questo caso, il pensiero critico mi avrebbe portato a disconfermare l’idea che Marco è uno snob
e, chi lo sa, magari sarebbe nata un’amicizia che non sarebbe potuta nascere altrimenti.

Accettare il dubbio, porsi delle domande e non fossilizzarsi sulle proprie convinzioni è dunque
fondamentale, poiché è da qui che il progresso ha inizio.

#FacceCaso

Di Mattia Alfonsi

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