Dopo un forte e reiterato pressing esercitato negli ultimi anni dalla categoria dei professori universitari nei confronti del governo, per vedersi ric
Dopo un forte e reiterato pressing esercitato negli ultimi anni dalla categoria dei professori universitari nei confronti del governo, per vedersi riconoscere gli scatti stipendiali di diritto, l’ultima spiaggia è uno sciopero, particolare, indetto dal 28 agosto al 31 ottobre
È iniziato uno sciopero davvero preoccupante. Specialmente per noi.
I professori firmatari “proclamano l’astensione dallo svolgimento degli esami di profitto nelle Università italiane durante la prossima sessione autunnale dell’anno accademico 2016/2017, precisamente nel periodo compreso tra il 28 agosto e il 31 ottobre 2017”. I docenti chiedono che “vengano sbloccati gli scatti stipendiali relativi al quadriennio 2011/2015, a partire dal 1° gennaio del 2015, anziché, come è attualmente, dal 1° gennaio 2016” e che lo stesso quadriennio “sia riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal 1° gennaio 2015”.
È questo il punto centrale della lettera firmata da più di 4.400 docenti universitari, inviata a Palazzo Chigi, promossa da Carla Cuomo, dell’Università di Bologna, Carmela Cappelli, della Federico II di Napoli, Carlo Vincenzo Ferraro, del Politecnico di Torino, e Paolo D’Achille di Roma Tre.
Non si tratta di un fulmine a ciel sereno, in quanto già negli anni passati diverse lettere erano state inviate al presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica, sottoscritte da migliaia di professori universitari e senza alcuna risposta.
-Roma-
“Abbiamo fatto di tutto per non mettere in difficoltà i nostri studenti, lo sciopero per noi è sempre stata l’ultima risorsa – spiega Paolo D’Achille, Professore presso l’Università Roma Tre – alla fine però ci hanno costretti. L’avevamo annunciato già al governo Renzi, ma come sempre non siamo stati ascoltati. Per noi ora è anche una questione di credibilità”.
-Pavia-
“La verità – afferma Michele Girardi, docente presso il dipartimento di Musicologia e beni culturali dell’Università di Pavia – è che noi professori universitari per anni siamo stati presi a pesci in faccia ed è venuto il momento di reagire”.
-Palermo-
“Questi scatti – sottolinea Ivano Cavallini, professore presso il dipartimento di Beni culturali dell’Università di Palermo – a partire dal primo gennaio 2015 sono stati sbloccati per tutti, tranne che per i docenti universitari. E il motivo, sinceramente, ancora non siamo riusciti a capirlo”.
-Il punto del Prof. Ferraro-
“Per noi non è solo una questione economica – spiega il Professor Carlo Vincenzo Ferraro – ma di dignità. Noi non siamo una spesa pubblica improduttiva da tagliare, né negli ultimi anni siamo rimasti in letargo, ma anzi, nonostante i continui tagli ai fondi destinati alla ricerca e alle università, grazie al lavoro di tutti gli operatori degli atenei l’Italia è ancora ottava al mondo per i suoi atenei. Noi non chiediamo aumenti di stipendio, né pretendiamo di avere indietro nulla. Però cinque anni di stop alla carriera, soprattutto per i giovani, sono significativi”.
Ma come si svolgerà lo sciopero?
Tutti gli studenti che dovranno svolgere un esame tra il 28 agosto e il 31 ottobre 2017 perderanno la possibilità di svolgerlo al primo appello ma potranno recuperare al secondo e se questo non è previsto ne verrà istituito uno straordinario.
“Riteniamo – concludono i promotori dello sciopero – che queste modalità conflittuali e di parziale astensione dalle prestazioni istituzionali siano nel contempo rispettose del diritto di sciopero garantito costituzionalmente e del diritto degli utenti di avere servizi ridotti, ma non annullati”.
Gli studenti, ovviamente, non sono dello stesso parere e stanno facendo di tutto per evitare lo sciopero già indetto. “Questo sciopero – sostengono gli studenti di Link-Coordinamento universitario – si inserisce in un contesto drammatico: in dieci anni l’università italiana ha perso più di un quinto di studenti, personale e docenti. La didattica ne è uscita dequalificata, i nostri corsi trasformati in una rincorsa ai crediti formativi e i nostri docenti sono spesso precari”.
“L’Associazione studentesca Vento di Cambiamento Fenix – commenta la senatrice accademica e rappresentante degli studenti di Latina Chicca Bianchi – […] esprime contrarietà all’ipotesi di uno sciopero che metta a rischio la sessione d’esami autunnale. Riteniamo inaccettabile che a pagare siano per l’ennesima volta i già vessati studenti […] Ci impegneremo affinché ciò non accada!”.
Cosa succederà tra poco più di un mese? I Professori riusciranno ad avere quel che vogliono? E gli studenti? Questi corrono il rischio di essere esaminati da commissioni (illegali) di soli ricercatori, sfruttati per fare gli esami (nella migliore delle ipotesi) o di dover saltare ingiustamente un appello (nell’ipotesi peggiore) con tutto ciò che ne deriva.
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