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Concorso per un posto da professore truccato all’Università di Pisa

Concorso per un posto da professore truccato all’Università di Pisa

È questo il sospetto della magistratura, attivata da una denuncia di uno dei candidati al ruolo di professore di Economia e Management: il bando di co

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È questo il sospetto della magistratura, attivata da una denuncia di uno dei candidati al ruolo di professore di Economia e Management: il bando di concorso sarebbe stato costruito appositamente per avvantaggiare qualcuno di già designato.

Dall’università italiana arrivano cattive notizie, precisamente dall’Università di Pisa. Niente di nuovo. Purtroppo. Stiamo parlando dei soliti “inciuci” che in maniera abbastanza consolidata governano molti dei nostri atenei, lasciando a casa la meritocrazia. Stavolta si tratta di un professore.

All’Università di Pisa sarebbe stato pubblicato un bando di concorso “ad personam” per un posto in qualità di professore ordinario al dipartimento di Economia e management, estromettendo in partenza tutti gli altri candidati.

A denunciare i fatti è Giulia Romano, ricercatrice, in pole position per ambire all’insegnamento, che insieme al marito Andrea Guerrini, anche lui professore universitario ma a Verona, hanno sollevato la questione davanti alla magistratura. In particolare, la commissione di concorso, formata da Luciano Marchi (presidente), Silvio Bianchi Martini (membro della commissione, nonché direttore del dipartimento di Economia e Management) e l’ex rettore dell’Università di Pisa Massimo Augello, avrebbe formulato un bando per favorire qualcuno già deciso precedentemente.

A testimonianza di ciò, alla valutazione della stessa magistratura, vi sarebbe la registrazione di una conversazione che il marito della “vittima”, Andrea Guerrini, avrebbe avuto con il presidente della commissione, Luciano Marchi, presso lo studio professionale del primo.

Dalla registrazione risulta come il bando cucito addosso ad uno dei candidati fosse già stato deciso e rientrasse negli accordi. Inoltre, è così che (purtroppo!) funziona l’università italiana, basata su favori e contro favori e chi si oppone a tale sistema, cercando di sovvertirlo a vantaggio di trasparenza e meritocrazia viene, spesso, “placcato”, messo in un angolo dove, se gli andrà bene, rimarrà per il resto della carriera…ormai finita.

Il solito “schifo” all’italiana, fatto di baroni, nepotismo e raccomandazioni…e poi dovremmo stare ad ascoltarli quei professori? Quale (pessimo) esempio per gli studenti?

#FacceCaso

Di Lorenzo Maria Lucarelli

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