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Il problema di genere dell’università

Il problema di genere dell’università

Una tesi di laurea ha fatto riemergere la discussione sugli squilibri di genere negli atenei. Alcuni hanno in verità risolto il problema. È bastata u

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Una tesi di laurea ha fatto riemergere la discussione sugli squilibri di genere negli atenei. Alcuni hanno in verità risolto il problema.

È bastata una tesi di laurea di economia a far riemergere la questione del genere. Tra stereotipi e squilibri pare che tale problema, seppur più nascosto, non sia mai del tutto sparito.
Alice Wu attraverso la sua tesi ha misurato la presenza di stereotipi sessisti in un blog molto seguito da studenti e professori.
Esiti atroci. Parole in discussioni su donne ad alto tasso di volgarità.

Certo un blog non rappresenta la comunità accademica. Ma i risultati segnalano un possibile circolo vizioso fra la scarsa presenza femminile e la diffusione di atteggiamenti che possono influenzare negativamente le scelte di carriera delle donne.
Nell’università in Italia le donne sono sotto rappresentate. Fra i professori ordinari di ingegneria industriale e fisica sono il 9 e l’11 per cento. Basse anche le percentuali in economia (18 per cento) e matematica (19 per cento), mentre la presenza aumenta in sociologia (29 per cento), scienze biologiche (33 per cento) e discipline storiche (33 per cento).

Per ovviare il problema due importanti università hanno modificato i regolamenti relativi alle selezioni e alla composizione dei loro organi d’ateneo. La Scuola Normale di Pisa dà la preferenza al candidato appartenente al genere in netta minoranza.
Il Politecnico di Torino ha invece adottato le quote di genere sia nel consiglio di amministrazione sia nelle commissioni di concorso.
In ogni caso la strada è ancora lunga.

#FacceCaso

Di Umberto Scifoni

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