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Noi, le nuove generazioni: un mondo di disoccupati?

Noi, le nuove generazioni: un mondo di disoccupati?

I fondi ci sono, ma mancano impegno, sacrificio e concretezza. Inutile girarci intorno, i giovani in Italia fanno fatica a trovare lavoro. Questo val

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I fondi ci sono, ma mancano impegno, sacrificio e concretezza.

Inutile girarci intorno, i giovani in Italia fanno fatica a trovare lavoro. Questo vale sia per i diplomati che per coloro che hanno conseguito una Laurea. E poco importa se ci sono delle aziende disposte ancora ad investire sulle nuove generazioni (vedi IBM di cui abbiamo parlato qualche tempo fa), nel complesso la situazione rimane drammatica e la fine del tunnel sembra ancora lontana.

Spesso si tende ad individuare la causa di tutto ciò nella politica del governo, colpevole di aver trascurato i ragazzi, costretti ad abbandonare il Paese per cercare maggiori fortune all’estero. Eppure lo Stato non è rimasto totalmente a guardare, anzi ha persino tentato di risolvere il problema. Come?

Con vari incentivi. Tra questi anche il recente decreto per il Mezzogiorno, attraverso il quale sono stati stanziati circa 1,25 miliardi di euro (ripartiti tra il 2017 e il 2025).

Ma il decreto è solo l’ultimo di una serie di fondi (incentivi alle assunzioni, bonus per chi compra la prima casa, ecc.) che il governo ha messo a disposizione per aiutare i ragazzi, tra i 18 e i 35 anni, che cercano un’occupazione.

E allora cosa c’è che non va? Perché i giovani faticano ancora ad inserirsi nel mondo del lavoro? La risposta è tanto semplice quanto assurda: a causa della burocrazia. Già, a quanto pare i sussidi dello Stato prevedono un iter complesso che allunga sensibilmente i tempi, costringendo molti a desistere.

Risultato? I fondi non impiegati sono stati investiti altrove e tanti saluti. Ora, le pratiche burocratiche si sa, sono una vera e propria piaga per il nostro Paese, ma non si può dire che siano l’unico fattore che incide sulla disoccupazione giovanile.

A peggiorare la situazione ci si mette anche la scarsa disponibilità, da parte delle aziende, ad investire sulla formazione dei giovani lavoratori. In altre parole in pochi, tra coloro che assumono, hanno intenzione di rimborsare le spese del praticantato ai neoassunti.

Per farla breve non sono in molti a credere nelle nuove generazioni, la maggior parte delle aziende preferisce affidarsi all’esperienza della vecchia guardia e come dargli torto? Il governo fa il suo ma non è sufficiente. Allora che fare? Al momento l’unica soluzione è incrociare le dita ed affidarsi alla dea bendata. Lei non assume, ma almeno una speranza la regala sempre.

#FacceCaso

Di Gabriele Scaglione

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