Tre studentesse dell'Università di Cagliari hanno scelto un posto decisamente particolare per discutere le loro tesi: un carcere. Chissà come avranno
Tre studentesse dell’Università di Cagliari hanno scelto un posto decisamente particolare per discutere le loro tesi: un carcere.
Chissà come avranno reagito i parenti e gli amici di Laura Spano, Giulia Rubiu e Alice Sanimbeni quando queste ultime gli hanno comunicato che non avrebbero discusso le rispettive tesi nel loro ateneo, bensì all’interno di un carcere minorile.
Ma partiamo dal principio. Laura, Giulia e Alice sono tre studentesse della Facoltà di Architettura dell’Università di Cagliari. Le tre hanno aderito al progetto “Fuori luogo” e hanno avuto la possibilità di trascorrere un po’ di tempo a contatto con i detenuti del Centro per la Giustizia Minorile di Quartocciu, comune sardo della città metropolitana di Cagliari.
Laura, Giulia e Alice sono rimaste colpite dall’ambiente che hanno frequentato per diversi mesi e hanno pensato che quel carcere potesse essere il luogo adatto per discutere le loro tesi di laurea. E hanno pensato bene.
I loro elaborati, infatti, prevedevano la progettazione e la ricostruzione degli ambienti di un edificio. Un’occasione unica per ristrutturare l’Istituto Carcerario e per coinvolgere i giovani detenuti, che stanno cercando di progettare e ricostruire la propria vita, in un’opera socialmente utile.
E i risultati sono stati sorprendenti: uno dei tre elaborati, in particolare, ha portato alla realizzazione di spazi autocostruiti, all’interno delle aree verdi dell’Istituto, destinati all’incontro tra i detenuti e i rispettivi famigliari.
Positivamente sorpresa anche Maria del Zompo, rettore dell’Università di Cagliari, che, come riporta l’articolo di UnioneSarda.it del 27/02/2018, è intervenuta a margine dell’esposizione delle tesi dicendo: “Sono meravigliata da quello che avete fatto, e anche orgogliosa, perché il nostro Ateneo vuole vivere di queste cose”.
Ma non è finita qui, i tre progetti hanno richiesto la cooperazione di volontari, studenti dell’ateneo sardo, ragazzi detenuti e operatori del carcere che si sono trovati a lavorare fianco a fianco. Un bello spot a favore dell’integrazione insomma, un’iniziativa che, in queste giornate di gelo, ci scalda il cuore.
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