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E se le scuole le ristrutturassimo con le sponsorship?

E se le scuole le ristrutturassimo con le sponsorship?

Il problema dell’edilizia scolastica è perpetuo nel nostro paese. Ma provocazione: se con le sponsorship ci pensassero bran e società a mettere i sold

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Il problema dell’edilizia scolastica è perpetuo nel nostro paese. Ma provocazione: se con le sponsorship ci pensassero bran e società a mettere i soldi?

So bene quanto questa mia domanda sia tanto provocatoria quanto maturante il dubbio della ragione. Anche il più statalista, radical chic-sessantottino del mondo potrebbe pensarci più di tre secondi prima di sparare un no secco.
Privatizzare le ristrutturazioni delle scuole italiane, come accade nei restauri dei monumenti che, sotto l’egida di grandi firme, risorgono nella loro bellezza naturale in cambio di una qualche concessione al “mecenate”.

Ecco, proprio mecenatismo 2.0, solo che al posto di sculture, dipinti e monumenti si offre al privato la possibilità di lasciare un proprio segno nell’edificio “adottato”.
Subito mi direte: “Orrore capitalista! Svendita dell’istruzione italiana? E poi che mettiamo i McDonalds al posto delle mense o le chiamiamo Liceo Apple?”

Io, ancora più provocatoriamente, vi direi: “Ma ben venga!”. Certo senza esagerare, nemmeno io vorrei un fast food in una scuola italiana, però magari la cessione del nome, l’installazione di un banner pubblicitario, iniziative di spot che sfruttino lo spazio scolastico, a livello strutturale. Di idee e modi per ripagare chi si senta pronto a ristrutturare un intero istituto ce ne sarebbero.

E insomma, vedere scuole storiche, ma anche più recenti, cadere a pezzi, oppure senza attrezzatura, computer, palestre devastate e bagni inagibili. Questo è il vero orrore che l’istruzione italiana dovrebbe smettere di offrire. Sentiamo casi, come quello recente della scuola a Fermo, in cui pezzi di pareti, soffitti e altro vengono giù, lasciando nel rischio continuo i poveri studenti.

Oppure sapere che il riscaldamento d’inverno non funziona e le tende sono strappate, lasciando sotto il sole rovente i banchi e le classi. Di esempi ce ne sarebbero infiniti, che a oggi, tranne gli slogan politici, rimangono irrisolti di fronte alla frase: “non ci sono i fondi”.
E allora vi fanno così schifo quelli di chi potrebbe offrirli? Pensateci qualche secondo in più.

#FacceCaso

Di Umberto Scifoni

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