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SocialRecall: l’app che ti evita le figuracce

SocialRecall: l’app che ti evita le figuracce

Grazie alla realtà aumentata e al riconoscimento facciale, ci darà qualche dritta su come salutare colleghi e parenti di cui non ricordiamo il nome. #

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Grazie alla realtà aumentata e al riconoscimento facciale, ci darà qualche dritta su come salutare colleghi e parenti di cui non ricordiamo il nome. #FacceCaso.

Hai presente quando da lontano uno ti saluta e tu lo risaluti senza sapere se ce l’avesse davvero con te? Oppure quella scena imbarazzante al matrimonio di qualche parente in cui rivedi una persona che hai già conosciuto ma di cui non ricordi il nome? È nata l’applicazione che ti salverà la vita in quelle situazioni. L’idea viene da Harvard e si chiama SocialRecall. 

Si tratta di una startup che combina tecnologie innovative per risolvere il problema degli smemorati o di chi da lontano non ci vede tanto bene.

Scherzi a parte, questo problema in alcuni casi, è una vera e propria sindrome neurologica. Il 2,5% della popolazione soffre infatti di prosopagnosia.

SocialRecall è nata soprattutto per loro, dall’opera del neuroscienziato Barry Sandrew. Grazie alla realtà aumentata e al riconoscimento facciale, ci darà qualche dritta su come salutare colleghi e parenti di cui non ricordiamo il nome.

Dovrebbe funzionare così: durante un evento, si chiederà agli invitati di iscriversi attraverso i social network. Il sistema sfrutterà i dati ottenuti per raccogliere informazioni. Quando la fotocamera del telefono incrocerà lo sguardo dell’ospite “sconosciuto” grazie alla foto-profilo con i suoi tratti somatici, ci darà le informazioni che stavamo cercando. 

Sfido chiunque ad inquadrare col telefono la gente prima di salutarla. A questo proposito Sandrew ha pensato proprio a tutto. SocialRecall funzionerà con gli smart glass, altro che telefoni di ultima generazione. Immagina un futuro in cui la lente che sta proprio davanti ai tuoi occhi ti suggerisce nome e cognome di chi hai davanti, una roba da 007. Fighissimo no?

#FacceCaso. 

Di Francesca Romana Veriani 

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