Tempo di lettura: 1 Minuti

La nuova “meta” di Agostino Somma: (quarta) laurea in Scienze Motorie a 77 anni e libro-tesi sul rugby

Dopo una laurea in giurisprudenza, economia, scienza economico-finanziaria e una carriera da avvocato e nella Guardia di Finanza, la dimostrazione che

Bologna: il biglietto sospeso
Novità digitali: dallo smartphone indistruttibile alle news di Instagram
Studenti cinesi controllati dall’intelligenza artificiale

Dopo una laurea in giurisprudenza, economia, scienza economico-finanziaria e una carriera da avvocato e nella Guardia di Finanza, la dimostrazione che non è mai troppo tardi per inseguire le proprie passioni.

Chiudete un attimo gli occhi e immaginatevi a 77 anni. So che non ci vogliate minimamente pensare e che la sola idea vi faccia accapponare la pelle, ma è l’unico modo per comprendere al meglio la storia di Agostino Somma, signor nessuno fino a che la sua storia non ha fatto parecchio scalpore.

Pensatevi con tre lauree alle spalle, un sogno nel cassetto mai realizzato e la compagna di una vita appena venuta a mancare.

Avreste anche solo la forza di uscire di casa, o addirittura di mettere testa e cuore in un altro progetto?

Dopo averci riflettuto qualche secondo, vi renderete conto dell’impresa di questo sognatore senza tempo.

Una giovinezza passata a rincorrere quel sogno fatto di sudore, mischie, blocchi, mete: il suo amato rugby, mai appoggiato dalla famiglia, perché lo studio doveva venire prima di tutto. E così, come il movimento della tanto amata palla ovale, anche la sua carriera andava sempre più indietro da quella passione, da quando i suoi gli vietarono di intraprendere l’allora percorso Isef.

Da lì partono gli innumerevoli passaggi a ritroso della palla di nome Agostino Somma, perché è stata un’azione molto lunga prima di arrivare a fare meta. Laurea in giurisprudenza e arruolamento nella Guardia di Finanza, fino a diventare capitano. A 32 anni, nel 1973, un altro passaggio indietro, ovvero le dimissioni dalle Fiamme Gialle e l’apertura di uno studio di avvocato ad Avellino; da lì la seconda laurea in Economia e Commercio e l’iscrizione all’albo dei commercialisti. Dopo qualche tempo, addirittura, anche quella in Scienza della sicurezza economico-finanziaria.

Alla fine di questo lungo viavai, il momento più duro da sopportare, ovvero la perdita della amata moglie, una cosa che avrebbe stroncato tutti; ma si sa, alla fine i rugbisti (abituati a prendere botte) riescono sempre in qualche modo a rialzarsi.

E anzi, lui ha fatto leva forse proprio su questo immenso dolore per levarsi quell’ultimo sassolino (ma che sassolino) dalla scarpa: la laurea in Scienze Motorie, anche per poter scrivere quel libro, sotto forma di tesi, su uno sport che per certi versi è anche metafora della vita.

“Questo sport dà una risposta alla crisi di valori che regna sovrana nella nostra società”, afferma convinto -, ed è proprio questa spinta da dentro il suo cuore che gli ha fatto superare i 23 esami di facoltà. “Sono metodico, superare gli esami non è stato per niente facile ma sono sempre stato un alunno disciplinato.”

E ora, la sua soddisfazione più grande: “Cosa mi prefiggo con il libro? Di far conoscere e diffondere questo sport tra le famiglie, soprattutto della mia terra, ma più in generale di far capire i contorni culturali e sociali di una disciplina che allena alla vita, in cui non ci sono nemici ma avversari; se commetti un fallo alzi la mano e lo ammetti, c’è il terzo tempo in cui si fraternizza, dopo che ogni giocatore guerriero è uscito dal campo avendo dato il meglio di sé.”

Il libro è farcito di tanti aforismi e citazioni sul rugby, a cominciare da Oscar Wilde ad Alberto Gleizes, amico di Picasso, che dipinse “Le Jouers de football”.

La parola chiave in questa bellissima storia si chiama volontà: quella di un uomo di 77 anni che -senza ormai più nessun obbligo di lavoro- decide che la sua storia non era finita lì, a piangersi addosso del suo sogno infranto. Da qui dovrebbero imparare i più giovani, e sapere che se si ha un obiettivo bisogna perseguirlo con le unghie e con i denti, anche se ci si frappone un avversario. Perché alla fine, a forza di tentare di superare l’uomo, si va a fare meta…

#FacceCaso.

Di Emanuele Caviglia

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0